Strangers waiting
Up and down the boulevard
Their shadows searching in the night
Streetlights, people
Living just to find emotion
Hiding somewhere in the night
Don’t stop believin’
(Journey)
Nei giorni passati ho avuto modo di mettere alla prova la mia organizzazione e determinazione dovendo andare via due giorni a Torino per lavoro e non potendo fare affidamento alle solite routine casalinghe che mi hanno supportato in questi giorni.
Ecco come è andata:
Mercoledì ho pensato di andare a piedi in stazione, così da poter fare comunque un po’ di attività prima di prendere il treno. Sono uscito da casa prestissimo, con l’ansia di non arrivare in tempo, in realtà ho raggiunto Centrale in un’ora e 10. Da casa sono 3,2km, un po’ più della metà del percorso che faccio in genere, per cui sapevo già di dover fare qualcosa in più una volta a Torino.
Non avendo molto margine nel variare i miei percorsi legati agli impegni in agenda, mi sono dato come regola quella di utilizzare soltanto le scale fino al mio rientro, così da poter bruciare qualche caloria in più. Questa scelta è stata vincente perché, scalino dopo scalino, ho “scalato” ben 32 piani! Non male, vero?
Questo mi ha permesso di chiudere tutti i cerchi in entrambi i giorni anche se i miei glutei ancor oggi si lamentano di questa folle iniziativa!
Per dare continuità al lavoro svolto qualche giorno fa, al mio rientro, ho comunque completato la sessione pianificata di Yoga. Questa volta prima di andare a letto, per distendere un po’ i muscoli e per verificare gli effetti benefici nel conciliare il sonno. In effetti le due sessioni da 11 minuti mi hanno così tanto stroncato che ho dormito come un ghiro!
Delle tante attività che sto cercando di fare in questo periodo lo yoga è quello più sorprendentemente sfidante perché impegna tutte le zone muscolare, sopratutto quelle che il sottoscritto non ha mai allenato in vita sua!
Stamattina, invece ho potuto far riferimento alle mie abitudini quotidiane. La consueta ora e venti di power walking all’alba, percorrendo 5,2km bruciando le solite 437cal.
In tutta sincerità, dopo quasi 3 settimane non patisco più nessuno di quei fattori di stress che all’inizio mi creavano disagio, né dovuti l’orario o il freddo né legati all’attività in sé. Questo mi permette di farlo con maggiore naturalezza e di dedicarmi all’ambiente circostante con più lucidità.
Per questo motivo oggi decido di allungare il giro per dare un’occhiata alla Martesana in notturna, evitata finora a quest’ora perché pensavo fosse deserta e pericolosa. In realtà, durante quei pochi km di percorso fatti, incontro tanti i ciclisti e runners, affaticati e mattinieri come me.
Questo mi rincuora molto perché parte dell’allenamento della prossima settimana sarà proprio lì e l’idea di non dover correre da solo alle 6 di mattina lungo il naviglio, mi rende molto più sereno!
Fatta questa piacevole scoperta, torno nella luminosa, vivace e sempre trafficata via Padova, una via che non dorme mai.
Italiani e stranieri che aspettano l’autobus fianco a fianco per andare a lavoro o a scuola, camminando su e giù per il viale in attesa che passi il 56.
Indaffarati corrieri originari del Sud America o del Sud Italia, svegli da molte ore prima di me, che effettuano freneticamente le consegne alle grosse catene di supermercati in apertura e ai tanti mini market aperti e gestiti 24/7 da ragazzi provenienti dal Bangladesh.
Muratori egiziani e magütt lombardi che caricano operosamente i loro furgoni di malta, gesso e calcestruzzo.
Sciure devote che, scuotono all’unisono i tappeti dalle proprie finestre, in attesa di andare in chiesa per recitare le lodi ed un ligio credente che, in strada, chinato su un tappeto decorato da preghiera, recita, rivolto verso la Santa Moschea, il ṣalāt mattutino prima che sorga il sole.
L’odore delle brioche appena sfornate dalle caffetterie storiche milanesi misto all’aroma speziato delle pasticcerie tunisine che sono intente da ore a preparare baklava, makroud e chissà quante altre delizie a base di mandorla e frutta secca.
Entrepreneur meneghini che in attesa di aprire i loro sushi bar made in Italy, sperperano i loro risparmi, sfidando la dea bendata con le slot machine, di proprietà di altri imprenditori dalle origini orientali e dalla mentalità decisamente più assennata.
Luci, sirene, semafori, lampioni, gente che vive solo per trovare l’emozione di restare sveglia fino all’alba o che si nasconde, da qualche parte nella notte, per smaltire la sbornia devastante della sera prima.
Questa è via Padova, questo è NoLo: un turbinio di culture e tradizioni, energia, vitalità ed emozioni contrastanti, tutte mescolate tutte insieme.
È in questi momenti che svanisce per un attimo quella sensazione di sconforto dovuta agli eventi che, ahimè, siamo abituati a leggere sui quotidiani e si riaccende quel barlume di fiducia nell’umanità, che mi fa sperare che ci possa essere spazio per vivere tutti insieme su questo pianeta senza pregiudizi, paure, o qualsiasi altro gesto o sentimento insensato e discriminate.
Ne sono assolutamente sicuro e a gran voce mi dico: non smettere di credere…
Journey – Don’t stop believin’ – Escape (1981)