Il buio e l’attesa hanno lo stesso colore.
(Giorgio Faletti)
Il 15 tarda ad arrivare ed io aspetto nella penombra della fermata che incrocia via Lambro, intento a riconnettere i pezzi mancanti, per mettermi in pari con il racconto.
Attendo solitario, accompagnato solo dalle note di Strobe, la maestosa sinfonia elettronica composta da Thomas Zimmerman, meglio conosciuto come Deadmau5, cercando di ridare colore ai ricordi di questi giorni senza blog.
Lo stridere del metallo sulle vecchie e malandate rotaie di via Curiel, mi avvisa dell’arrivo del mio passaggio verso casa e, mentre si aprono le porte e la luce del tram illumina per un attimo la banchina, la mia mente vola a Sabato dopo quel workout sulle scale.
Se non avessi fatto una quindicina di minuti di full-body stretching appena concluso l’ultimo piano di scale, probabilmente oggi starei raccontando un’altra storia.
Sembra assurdo, ma ho imparato che la fase più importante di ogni allenamento è la sessione defaticante post workout.
In passato ho spesso sottovalutato gli esercizi a fine attività, perché nella mia scarsa esperienza, li ritenevo una perdita di tempo sottratta all’attività stessa.
Oggi più che mai, sono convinto che invece siano di fondamentale importanza non solo per smaltire i carichi e prevenire i traumi muscolari e articolari, ma soprattutto per consentire il ritorno alle condizioni di flessibilità iniziali, riducendo il tono muscolare e preparando il corpo all’attività successiva.
Ecco perché, nonostante l’allenamento distruttivo di sabato, domenica sono riuscito a correre i miei 5k migliorando perfino le performance della domenica precedente.
44 minuti lungo la Martesana, con un pace di 8’42”, bruciando complessivamente 687 calorie.
Certo stiamo ancora parlano di numeri molto lontani da quelli desiderati, ma guadagnare ben 42 secondi sul pace della settimana scorsa è un ottimo segnale che tutto procede nel verso giusto.
A maggior ragione, la camminata fatta lunedì mi ha permesso di mettere definitivamente a posto ogni minimo fastidio dovuto ai 30 piani fatti. Ho scelto ancora una volta i Giardini Pubblici Indro Montanelli, che, ancora assopiti da un flebile dormiveglia invernale, sembravano sbirciare increduli quel cielo terso di inizio Febbraio, ingannati che fosse già primavera.
Le giornate diventano più calde e luminose, per cui anche stamattina ho scelto di allenarmi alla luce del sole, girovagando a passo svelto per 5,7km tra le vie di NoLo. Incrociando e attraversando perpendicolarmente il Naviglio, ho avuto modo di osservare degli scorci molto interessanti e differenti da quelli solitamente ammirati percorrendo la pista ciclabile che unisce Milano al fiume Adda.
Senza accorgermene sono già in metro, accanto a me siede una coppia di turisti in cerca della movida milanese e sull’altro fianco, un operaio che, stanco delle fatiche della giornata appena conclusa, si assopisce tra una fermata e l’altra.
La voce annuncia l’arrivo imminente alla stazione di Moscova ed io ho praticamente concluso il racconto di questi giorni “smarriti” nel buio, persi in attesa della riattivazione del blog.
Spero di non aver tralasciato nulla e al tempo stesso di non avervi abbagliato con così tante informazioni, ma non è facile mettere a fuoco i dettagli dopo cosi tanto tempo.
È un po’ come uscire alla luce del sole dopo essersi abituato al buio o peggio ancora trovarsi in una stanza completamente avvolta dall’oscurità che viene illuminata di colpo da un potente strobe…
Deadmau5 – Strobe – For lack of a better album title (2010)