Affekt

La verità è che i luoghi

dove si ha pianto,

dove si ha sofferto […]

sono proprio quelli

a cui ci si affeziona di più.

(Giorgio Bassani)

Il rientro a Milano non è stato dei migliori. Mercoledì avevo puntato la sveglia al solito orario, ma, pervaso da un’apatia fuori dal normale, mi sono rigirato dall’altra parte e ho continuato a dormire.

Pensando fosse solo stanchezza accumulata nel viaggio, ho rinviato la camminata alle 9 di mattina dopo qualche ora di sonno in più, ma anche a quell’ora, mancava il solito piglio che mi porta a completare ogni allenamento con estrema determinazione.

Il tempo non era dalle mie parti, oltre al freddo anche la nebbia che nascondeva le cime degli alberi dei giardini di Porta Venezia e che appesantiva di umidità il mio capo già intriso di nostalgia e di pensieri.

Solo qualche giorno fa ero al mare ad allenarmi e al posto di quel pallido sole nascosto dietro una fitta coltre di nebbia, c’era un cielo terso e azzurro ed il calore di un’intera famiglia a scaldarmi il cuore.

Ma ad essere sinceri, il mio stato d’animo non è così per colpa delle condizioni meteo avverse a cui sono abituato da anni.

Mi capita ogni volta che vado giù, sia i primi giorni in cui sono li, sia appena rientro a Milano. Una sorta di saudade da ritorno a casa.

È come se la mia mente avesse difficoltà al mio arrivo ad accettare la realtà ed, una volta rientrato, a ripristinare gli elementi mancanti come fossi all’interno della matrice distopica dei fratelli Wachowski.

Non abbiate strani pensieri, tornare in quei luoghi è sempre meraviglioso, soprattutto per poter riabbracciare la mia numerosa e calorosa famiglia: mio padre, le mie sorelle, i miei nipoti e pronipoti, il resto della famiglia di mia moglie che vive giù e poter rivedere i luoghi della mia infanzia e tutte le persone che ne hanno fatto parte e che ancora oggi riempiono di gioia il mio animo.

Al tempo stesso ogni volta che arrivo a Palmi, vivo una stranissima sensazione, come se qualcosa di estremamente importante mancasse all’appello.

È come osservare un puzzle da migliaia di pezzi che mostra un’incantevole panorama ricco di dettagli, ognuno dei quali evoca ricordi ed emozioni forti, ma l’occhio cade sempre in quel l’unico pezzo mancante, smarrito anni fa che rende l’opera incompleta.

Quest’anno a giugno saranno dieci anni che mia madre non c’è più, ma in fondo al mio cuore è come se non fosse mai andata via, e ogni volta che torno giù, è come se realizzassi che non è lì ad aspettarmi.

Senza accorgermene, passo i primi giorni a cercarla in ogni angolo della città, per rivivere ogni momento trascorso insieme e per raccontarle ogni singolo episodio che ho vissuto senza di lei.

Mi soffermo con la mente e con tutti gli altri sensi in quei luoghi che più mi ricordano la sua presenza. Ne sento il bisogno, anche se fa ancora male, perché è proprio vero che i luoghi dove si ha pianto, sono proprio quelli a cui ci si affeziona di più.

Una volta ritornato a Milano, il mio inconscio razionale cerca di riparare quello stato d’animo, come fosse un errore di sistema. Ma un attimo prima di prendere la fatidica pillola azzurra, è come se volessi rivivere tutti i momenti trascorsi con lei come in uno struggente rituale di commiato.

D’altronde l’affetto è un’idea confusa, come scriveva Spinoza, cercando di spiegare le variazioni di stato della forza di esistere dovute agli affetti e alle affezioni, come fossero dimensioni temporali caratterizzate da un prima e un dopo.

Sarà per questo motivo che ieri ho percorso solo 3,1km, pur trascorrendo più di un’ora su e giù per le collinette del parco, immerso nei pensieri e poco concentrato sul ritmo.

Oggi va decisamente meglio, a tal punto che, anche sforzandomi, non ricordo neanche più quanto sia profonda la tana bianconiglio.

Avvolto da questo necessario cinismo da sopravvivenza metropolitana, mi accingo a completare gli esercizi previsti, per chiudere anche oggi tutti i cerchi del mio Watch.

Domani andrà sicuramente meglio, basterà ricordarsi che ogni suo insegnamento vive in me e fare affidamento di nuovo alle mie forze, al supporto di tutte persone che mi circondano e sopratutto al loro affetto.

Kollektiv Turmstrasse – Affekt – Rebellion der träumer (2010)

5 pensieri su “Affekt

  1. Mamma manca a tutti … sicuramente di più a te che vivi lontano e ogni volta che torni è un rivivere ogni ricordo..🥰❤️

  2. I was just writing to you this morning about motherly love❤️ Now I am crying reading your blog. You are loved more then you can immagine. 😘

  3. È vero, Mamma manca a tutti e in modo particolare a te e non solo perché vivi fuori Palmi e ogni volta che rientri rivivi lo strappo doloroso nella carne e nell’anima, ma soprattutto perché sei e sarai sempre il suo piccolo, abituato a una maggiore dedizione e tenerezza.
    Eppure, ne sono sicura e anche tu lo sai, Mamma continua a seguire la tua vita con il suo sguardo colmo d’amore, è accanto a te mentre guidi nel traffico, illumina con il suo sorriso le tue giornate giornate più pesanti, gioca al parco con voi con il suo entusiasmo di bimba, corre assieme a te ovunque tu vada con il sole o la brezza sul viso, e la notte, dopo che tu hai messo a letto i tuoi piccoli, accarezza la tua stanchezza, silenziosamente ti rincalza e posa sulla tua fronte il suo dolce bacio di Mamma…

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