I wonder as I wander

Wandering is never waste […]

While you wander

you will find much to wonder about,

and wonder is the first step to creation

(Pearl S. Buck)

In questi giorni, eccezion fatta per le corse domenicali sulla Martesana, non ho mai percorso lo stesso tragitto durante i workout di power walking.

Ho deciso, infatti, di allenarmi in posti diversi, così da coprire distanze più lunghe senza annoiarmi, approfondendo nel frattempo la mia conoscenza sui quartieri più importanti della Vecchia Milano.

Con la curiosità entusiasta di un turista che visita per la prima volta una città e lo spirito critico di un autoctono che vuole carpirne i segreti nascosti, ho camminato girovagando per Cordusio, i Navigli, Brera e Isola, il tutto ovviamente ad un ritmo tale da bruciare le calorie richieste, ma sbirciando e scovando scorci e punti di vista davvero unici ed insoliti.

Come il più preparato dei viaggiatori organizzati, prima di partire, ho letto un po’ di curiosità sui quartieri in questione e sulle loro origini, che magari al momento giusto nelle prossime righe e nei prossimi post condividerò con voi.

Ma andiamo per ordine.

Venerdì scorso, come mi avevo già accennato, ho camminato sotto la pioggia per i vicoli di Cordusio, che si intrecciano in un fitto labirinto, nascondendo i tantissimi istituti di credito che hanno sede negli altrettanti palazzi d’epoca, le ottime osterie di cucina tipica milanese, le tante chiese e perfino i resti di un antico teatro romano, costruito durante l’impero di Augusto.

Ovviamente sono passato da piazza Affari, non tanto per controllare l’andamento della borsa, ma per ammirare con maggiore attenzione la scultura di Maurizio Cattelan dal titolo L.O.V.E. (acronimo di libertà, odio, vendetta, eternità), che raffigura una mano intenta nel saluto fascista, ma con tutte le dita mozzate, eccetto il dito medio, come a voler rivolgere un gesto offensivo all’architettura del ventennio del palazzo della Borsa e a tutto ciò che rappresenta.

Pensate che in antichità, secoli prima di diventare il centro finanziario di Milano, Cordusio ospitava già i palazzi in cui si svolgevano le funzioni politiche, amministrative e giuridiche del tempo.

Non a caso deve proprio il suo nome al fatto che Alboino, re dei longobardi, fece edificare proprio in questa area la corte dei duchi, la Curia Ducis, nome che nel tempo divenne proprio Cordusio.

Lunedì mattina, invece, spinto dal ritorno del sole primaverile, ho pensato di camminare lungo i due Navigli che, al contrario della mia amata Martesana, intraprendono insieme il loro corso dalla darsena per sfociare entrambi nel Ticino.

I due corsi d’acqua congiungono Milano a Pavia in una sorta di circuito navigabile, sfruttando una serie di sistemi di chiuse e di condizionamento delle acque che durante l’allenamento hanno spesso distratto e occupato i miei pensieri e la mia immaginazione.

La cosa però che più mi è saltata all’occhio è che i Navigli a quell’ora hanno tutto un altro aspetto rispetto a come appaiono nel caos della movida serale. Illuminati infatti dalla luce del sole, gli androni tra un locale e l’altro, che di sera appaiono bui e angusti, hanno fin da subito attirato la mia attenzione. Ogni portone infatti conduce in una corte interna che spesso accoglie lo spettatore in giardini segreti e misteriosi, adorni di rami fioriti che si inerpicano incorniciando le tipiche case di ringhiera milanesi.

Questa vista diurna rende completamente differenti anche le facciate che solitamente di notte mostrano i monotoni paesaggi urbani da aperitivo e all you can eat. Invece in quel caldo mattino di metà aprile, l’edera ed il glicine rubavano ogni scena, colorando le corti a festa come fossero i giardini di una reggia e regalandomi stupore e meraviglia.

Mercoledì invece è stato il turno di Brera, uno dei quartieri simbolo di Milano, non solo per la pinacoteca e le tantissime gallerie d’arte, ma anche per i meravigliosi negozi di design le cui vetrine hanno spesso allentato il mio passo.

E pensare che anticamente doveva essere stata una zona di poco valore, almeno da un punto di vista agricolo, visto che il suo nome deriva dal termine longobardo braida, che indica un terreno incolto, mentre oggi è probabilmente uno dei quartieri più “colti” di Milano anche se da un punto di vista prettamente intellettuale e artistico e non più bucolico.

Questo venerdì ho deciso di vagare per le vie del quartiere Isola che paradossalmente rispetto al suo nome e alle sue origini, oggi è una delle zone di maggiore aggregazione milanese, ma che una volta rimaneva completamente isolata dal resto della città, accessibile solo attraverso pochissimi ponti che superavano quei confini segnati dalla ferrovia, dal fiume Seveso e dalla Martesana che a quell’epoca non erano stati ancora interrati.

Conoscevo già Isola per i piacevolissimi locali e ristoranti sparsi qua e là, ma oggi questo mio errare mi ha mostrato quanto sia un’area viva e piena di attività anche di mattina presto e mi ha trasmesso il forte senso di appartenenza che gli attuali abitanti hanno ereditato dai loro antenati, costretti a vivere a lungo isolati dalla città.

Come potete immaginare è stato bello girovagare per i quartieri più belli e più interessanti di Milano, scoprendo e ammirando tantissime cose e al tempo stesso rispettando i miei obiettivi infrasettimanali.

Da un punto di vista puramente atletico, infatti, ognuno dei quattro workout mi ha fatto bruciare in media tra le 700 e le 800 calorie.

Ma la cosa più bella è che il tempo è volato, perché mentre vaghi, trovi molte cose a cui pensare che ti distraggono dalla attività in sé e permettono alla tua stessa mente di esplorare luoghi che normalmente non avresti il tempo di visitare, muovendo i primi passi in quel processo creativo che alimenta l’animo umano.

In questi termini girovagare non è mai tempo perso. Spesso il termine vagabondo è usato nella sua accezione negativa, ma come scriveva il buon J.R.R. Tolkien “Non tutti coloro che vagano sono persi”, anzi spesso alla fine del loro viaggio ritrovano se stessi o ciò che stavano cercando.

Anche per questo motivo, visti i risultati ottenuti finora, è certo che continuerò ad allenarmi e a meravigliarmi mentre vago

David Nevue – I wonder as I wander – Whisperings (2001)

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