I am Ironman

Swim 2.4 miles.

Bike 112 miles.

Run 26.2 miles.

Brag for the rest of your life.

Whoever finishes first,

we’ll call him the Ironman

(John Collins)

Leggendo l’incipit di questo post starete pensando che io sia pazzo, decisamente fuori luogo e poco consapevole delle mie possibilità, nello scomodare il famoso motto degli Ironman, per commentare i miei consueti umili e mediocri workout.

Ma non vi preoccupate, non sto minimamente pensando di paragonarmi a loro né di ambire a quei livelli, già è un miracolo che io stia portando avanti un programma così intenso con un obiettivo così ambizioso come la maratona di Atene, sfida che, se dovessi portare a termine, sarebbe una cosa di cui sicuramente mi vanterei per il resto della mia vita.

Né tanto meno questo è un post dedicato a Tony Stark e al meraviglioso Marvel Cinematic Universe, di cui io sono talmente addicted, che potrei dedicare un intero blog su questo argomento, ma ovviamente questa non è la sede adatta.

Ho voluto citare il manifesto dei triatleti per eccellenza, perché mi hanno sempre affascinato per la loro incredibile resistenza e flessibilità e dato ispirazione per la loro preparazione atletica.

Simili a dei mitologici semidei extraterreni, gli Ironman si battono come veri e propri supereroi moderni, cercando di superare i limiti imposti da madre natura in sfide assolutamente leggendarie.

Rimanendo nel MCU, per le loro fattezze statuarie ed i loro super poteri, sarebbe più ovvio associarli al figlio di Odino, Thor, (ovviamente non quello in sovrappeso visto in Endgame), e se fosse per la loro determinazione sono sicuro che ognuno di loro sarebbe sicuramente degno ed in grado di impugnare il leggendario Mjöllnir.

Ma fortunatamente, non essendoci alcun conflitto intergalattico in vista, si limitano a vincere le sfide che la WTC (World Triathlon Corporation) organizza regolarmente in giro per il mondo.

Tornando a noi, tutto è nato dal fatto che in questi giorni, come vi avevo anticipato, ho voluto cambiare location ed allenarmi al parco dell’Idroscalo, venerdì camminando per 10km e domenica facendo la stessa distanza, ma correndo.

Proprio domenica mi sono imbattuto nella Deejay Tri, la competizione di triathlon organizzata da Radio Deejay.

Tutti conoscono ormai la Deejay Ten, gara a cui anch’io ho avuto modo di partecipare per ben due anni, che accoglie migliaia e migliaia di atleti, di appassionati di running e di ascoltatori devoti di Linus e degli altri coinquilini di via Massena 2, che si improvvisano corridori per un giorno.

La Deejay Tri è pur sempre una manifestazione rinomata e ben organizzata ma decisamente più di nicchia, più che altro perché richiede una preparazione decisamente più specifica e più dura, scoraggiando ogni forma di improvvisazione e di fedeltà radiofonica.

Le gare si svolgono su due giornate con varie categorie, livelli e distanze da coprire nelle varie discipline.

Nello specifico io ho incrociato mentre correvo gli atleti e le atlete che gareggiavano per la categoria Sprint Silver, ossia un percorso completo fatto da 750m di nuoto, 20km di bici e 5km di corsa.

Solo a pensarci mi viene il fiatone.

E pensare che lo Sprint corrisponde ad una delle primissime categorie ufficiali, ben più abbordabile rispetto alle varianti olimpiche che coprono il doppio delle distanze e decisamente lontana dai requisiti della categoria denominata proprio Ironman nella quale i partecipanti devono nuotare per 2.4 miglia (3,86 chilometri), pedalare per 112 miglia (180 chilometri) e correre per 26.2 miglia (42,195 chilometri).

L’origine di questa follia nasce da una scommessa fatta da un gruppo di Marines che esattamente, nel 1977, ben 42 anni fa (numero a noi tanto caro), si trovava in una spiaggia di Honolulu, alle Hawaii.

Il gruppo di amici discuteva animatamente per eleggere la gara dell’isola più dura dal punto di vista della resistenza, prendendo in considerazione le tre competizioni più note a quei tempi: la Waikiki Rough Water Swim (2.4 miglia a nuoto), la Around Oahu Bike Race (112 miglia in bici) e la Honolulu Marathon (con le sue 26.2 miglia di corsa).

Non trovando un accordo il comandante John Collins suggerì ai suoi, di combinare le tre prove in un’unica gara, e colui che fosse arrivato per primo sarebbe stato chiamato Ironman.

Quel giorno nacque una delle discipline sportive più dure e più belle in assoluto.

Fu l’americano Gordon Haller a vincere quella primissima edizione improvvisata, diventando il primo eroe di questa competizione, percorrendo in totale 140.3 miglia in 11 ore, 46 minuti and 58 secondi.

Vi confesso che pensare a queste storie incredibili che sembrano surreali trame cinematografiche e vedersi superare dai tanti atleti in gara domenica all’Idroscalo, mi ha trasmesso una carica ed un’energia incredibile.

Il mio cammino è lungo e distante anni luce da queste gesta epiche, ma per darmi forza e andare avanti con maggiore grinta, voglio fissare nella mia mente il probabile momento in cui Gordon Haller, 42 anni prima dell’avenger Tony Stark, in una dimensione decisamente più realistica e senza indossare alcuna armatura o guanto dell’infinito, ma vestito solamente di determinazione e di gloria, esclamò, alla fine dell’ultimo dei tre traguardi raggiunti: io sono Ironman!

Iron man – Black Sabbath – Paranoid (1970)

4 pensieri su “I am Ironman

  1. Ti “odio” affettuosamente per lo spoiler (si, sono l’unica sul pianeta che non ha ancora visto l’ultimo capitolo degli Avengers 😅), però mi piace leggere le tue storie. Go! Go! Go! 👊🏻

  2. Il modo in cui tu vedi ora la maratona e’ molto simile a come io vedevo il triathlon.
    Per qualche motivo la maratona mi e’ sempre sembrata fattibile, ma ho sempre pensato che il triathlon, non necessariamente la distanza lunga (ironman) fosse inarrivabile, poi ho scoperto che la distanza sprint, poi per una combinazione di cose ho comprato una bici da corsa ed ho cominciato a provarci, e alla fine dopo aver fatto diversi sprint e diversi olimpici (no, ancora niente IM) ho scoperto che richiede tempo, dedizione, impegno… insomma le stesse cose che richiede anche preparare una maratona… e come per la maratona si tratta di cominciare, mettere un piede davanti all’altro e ripetere moltissime volte.

    Poi vedi cose come questa e’ pensi che non puoi tirarti indietro o cmq se lo fai non e’ perche’ tu non ce la possa fare, ma perche’ per te “no ne valeva la pena, non abbastanza”… una volta deciso che ne vale la pena, anche solo vale la pena di provarci… beh e’ una motivazione piu’ che sufficiente

    https://youtu.be/anbpHZbk8aM

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