Ho sentito in me qualche cosa
di molto somigliante
a quegli scogli della Pietrosa
dove il mare torna
all’innocenza primordiale
in uno scenario gigantesco di rupi
che salgono la montagna,
ripetendo il mito dei Titani
lanciati a scalare il cielo.
(Leonida Répaci)
Come promesso oggi vi voglio raccontare come si è evoluto il mio training durante la settimana trascorsa in Calabria.
Contro ogni pronostico ho deciso di trascorrere le mie ferie seguendo un programma molto più intenso del solito, sacrificando le mie solite abitudini, specialmente da un punto di vista gastronomico, e intensificando ogni singolo workout.
Solitamente, ogni volta che torno nel mio paese natale, cerco di onorare ogni tavola a cui sono invitato, assaporando i tanti prodotti e le tante ricette che offre la mia terra. Invece questa volta mi sono limitato ad una dieta un po’ più controllata, concedendomi soltanto pochissime golosità tra cui un paio di eccezionali granite e qualche bicchiere di latte di mandorla accompagnate dalle rinomate brioche siciliane, quelle col tuppo per intenderci.
Allo stesso tempo ho pensato di variare lievemente il mio programma approfittando della fortunata posizione geografica di Palmi, spostando il più possibile ogni allenamento a contatto con la natura.
Il mio paese è incastonato tra il mare e la montagna, bagnato dalle acque profonde del Tirreno e protetto dal monte Sant’Elia, il braccio attraverso il quale l’Aspromonte immerge le sue rupi a ponente.
Dalle spiagge alla cima del monte, sale ripido un dislivello di quasi 600m, che offre tantissimi meravigliosi percorsi immersi nella macchia mediterranea.
Nonostante nel corso degli anni io abbia avuto modo di esplorarli quasi tutti, ancor oggi mi piace avventurarmi nei sentieri e nelle mulattiere che intrecciano questa zona e che in passato venivano utilizzate da contadini e pastori per raggiungere ogni decumano limitrofe.
Il fatto che io abbia utilizzato un termine latino tanto caro al J.R.R. Tolkien non è casuale. So che da un punto di vista geologico e geografico la Terra di Mezzo è molto più simile alle terre australi che al sud della nostra penisola, ma da un punto di vista affettivo ed emotivo mi piace considerare la Costa Viola la mia Contea, un posto così familiare e così accogliente, ma al tempo stesso, così pieno di segreti, misteri e di scoperte per cui meravigliarsi ogni giorno; una terra da sempre al centro di tantissimi miti, favole e leggende, che nel corso della mia infanzia e adolescenza mi hanno spesso convinto di vivere in un romanzo di avventura.
Fin da piccolo ero solito partire in sella alla mia BMX, come un solitario Goony, alla scoperta di luoghi sempre più misteriosi e difficili da raggiungere, ma a differenza di Mikey Walsh, alla fine delle mie avventure, io non tornavo a casa con le pietre preziose di Willy l’Orbo, ma con qualche ginocchio sbucciato e tantissime storie da raccontare ai miei amici meno impavidi e curiosi di me.
Chi l’avrebbe detto di ritrovarmi dopo così tanti anni, negli stessi posti, con la stessa energia, ma con obiettivi decisamente diversi.
È stato facile adattare quei percorsi ai miei scopi, alternando le lunghe camminate lungo quei sentieri a dei workout in salita, sfruttando proprio quel dislivello come alternativa ai miei adorati allenamenti sulle scale.
Per ben tre volte sono sceso a mare a piedi. Il primo giorno percorrendo 10km dalla via principale che attraversa Taureana, il secondo allungando il giro fino a 13km passando dalle contrade di Fracà e Scinà, mentre l’ultimo giorno ho ritrovato un sentiero battuto che attraversa le terre di San Fantino e che utilizzavo ai tempi come scorciatoia per raggiungere il mare.
Nonostante gran parte del percorso sia segnato dall’infuocato e ruvido asfalto della statale, il panorama è invidiabile. La strada infatti accompagna la costiera con un lieve dislivello offrendo, dal lato mancino, panorami mozzafiato sulla costa. L’unica salita che si oppone a quel morbido scivolare verso mare è il Malopasso, che di fatto divide la costa della Pietrosa da quella della Tonnara.
In questo periodo non è ancora così trafficata, per cui si possono distinguere perfettamente il frinire delle cicale sugli ulivi accompagnato dallo sciabordio delle maree. In lontananza ogni tanto si può ascoltare anche lo stridio dei freni e lo sferragliare delle rotaie sui binari logori dalla ruggine e dalla salsedine, dove corrono ancora quei pochi treni rimasti a servizio di una tratta ormai in disuso.
Dei tre percorsi fatti quello di San Fantino è quello che più mi ha emozionato.
Appena lasciata la provinciale, superato il ponte della ferrovia, ci si immette in una discesa che sembra abbandonare la via del mare. Proprio dopo quella curva, si potrebbe rimanere ingannati ed impassibili alla vista di una modesta chiesa ottocentesca ricostruita e ristrutturata alla meno peggio nel corso dei secoli, che però cela agli occhi degli ignari visitatori i resti delle precedenti chiese paleocristiane e medievali e sopratutto della cripta di San Fantino, il luogo di culto cristiano più antico della Calabria dove un tempo si conservavano le spoglie del santo stesso.
Superato il sito archeologico si giunge alla fine della strada asfaltata e da lì, nascosto ai meno attenti, parte un sentiero che si perde fra gelsi, ulivi, fichi, altri alberi da frutto e hortaglie di ogni genere.
Proprio lungo quella via sterrata, ci si può imbattere in qualche contadino intento a prendersi cura dei suoi orti. Per evitare fraintendimenti e qualsiasi guaio, è sempre preferibile salutare a gran voce, chiedendo con rispetto il permesso di passare, seppur quello non sia un terreno privato, ma il pensiero di finire inseguito dai cani potrebbe non essere piacevole.
È quello che succedeva a quegli hobbit incauti e golosi che osavano entrare nei campi nelle Terre di Buck del fattore Maggott vicino al Brandivino, il quale una volta scoperto i ladruncoli, sguinzagliava i suoi segugi a difesa di ortaggi, frutta e sopratutto funghi, delizia e tentazione unica per ogni mezzuomo che si rispetti.
Al contrario di quanto raccontato nel Signore degli Anelli, questa scorciatoia non porta ai funghi, ma va dritta verso mare e proprio scendendo verso il litorale si può intravedere tra le pittare, le verdi e spinose foglie dei fichi d’India, la piccola, ma al tempo stesso sontuosa torre di vedetta, che in epoche antiche veniva usata per avvistare e segnalare incursioni nemiche o altri eventi pericolosi per gli abitanti autoctoni.
La Costa Viola è piena di queste torrette, che non sono minimamente paragonabili alle decine di maestose torri che difendono i territori delle lande descritte da Tolkien, ma a loro modo sono anch’esse accompagnate da tantissime storie e leggende che descrivono le invasioni dei Saraceni.
Quella più famosa forse è quella di Donna Canfora, bellissima e ricca nobildonna che un giorno venne attirata con l’inganno in un’imbarcazione di Saraceni che sotto le mentite spoglie di onesti mercanti persiani di tessuti e stoffe pregiate, la invitarono ad osservare le merci da vicino.
In realtà una volta a bordo, la nave mollò prontamente gli ormeggi e la donna venne rapita. Ella, per non concedersi agli invasori, si gettò in mare, che da quel giorno iniziò ad assumere, ad ogni ora del giorno, una differente sfumatura d’azzurro, il colore delle sue nobili vesti.
Ancor oggi alcuni pescatori giurano di sentirla lamentarsi prigioniera di qualche incantesimo in fondo al mare.
Ed è stato proprio il mare il premio in palio dopo ogni camminata. Un bel bagno per tonificare e rinfrescare i muscoli dopo ognuno degli allenamenti completati sotto un caldo sole di metà luglio.
Ma giungendo fino alla riva, lo spettacolo che si poteva osservare in quei giorni era qualcosa di unico: milioni di pietre vulcaniche, provenienti dalle ultime eruzioni di Stromboli, galleggiavano dondolati dalle onde del mare. Il continuo strofinio sul bagnasciuga, le sbriciolava rendendole sempre più piccole e più distribuite, trasformando la tersa battigia della Tonnara in una tetra distesa color grigio grafite, simile alle terre oscure di Mordor.
Il resto della settimana invece ho sostituito i workout degli scalini, affrontando per due volte la scalata dalla Marinella al centro di Palmi, circa 200m di dislivello in poco meno di 3km.
I tanti workout fatti in questi mesi mi hanno allenato e preparato ad affrontare anche questi ripidi pendii con tranquillità e senza troppa fatica, anche se alla fine dei 35 minuti di allenamento, le calorie bruciate in entrambi i giorni superavano comunque quota 400.
A differenza del power walking in discesa, il premio per questi workout è stato ben più ricco e sostanzioso. Infatti alla fine di ogni percorso, mi sono concesso una seconda colazione a base di latte di mandorla e brioche.
Sabato invece ho voluto completare la mia ascesa verso la cima, risalendo per ben cinque volte, dalle scale che portano dal Belvedere Managò alle Tre Croci.
Gli scalini si inerpicano tra le rupi, avvinghiandosi ai macigni che risalgono la montagna come fossero giganti lanciati a scalare la vetta diretti alla volta del cielo. Veri e propri Titani rocciosi che sovrastano le spiagge raggiungibili solo dai gabbiani e dai pescatori.
Arrivati in fondo si può ammirare la vastità della Costa Viola, affacciati da una splendida terrazza a picco su questo scenario gigantesco sotto la cima del monte, uno dei più incantevoli e affascinanti panorami del Mediterraneo.
Scilla e Cariddi difendono la baia a sud mentre il promontorio di Capo Vaticano la cinge a nord. Davanti la costa sorgono dal mare le Isole Eolie, una vera e propria cinta a guardia delle rive calabresi.
Al centro di questo incantevole panorama si erge Stromboli, gigantesco guardiano roccioso pronto ad intimorire ogni incursore attraverso le sue eruzioni esplosive. Minaccioso e pericoloso come una belva addormentata, esattamente come il temuto Monte Fato.
Si narra che il vulcano sia nato a fronte di una lotta tra Sant’Elia e il Diavolo. L’eremita si trovava in solitaria meditazione sul monte Aulinas, che solo successivamente prese il suo nome, intento a costruire una chiesa che continuamente veniva distrutta dal Diavolo.
Dopo innumerevoli inganni e tentazioni, Lucifero si camuffò da un vecchio uomo cercando di raggirare Elia, insistendo di voler condividere con lui le sue ricchezze. Elia lo riconobbe e lo scaraventò giù in mare, creando così uno dei vulcani più attivi al mondo. Successivamente gettò dal monte anche le monete d’oro ed ognuna di esse, al contatto con l’acqua, si trasformò per incanto in sassi di color nero che diedero nome alla spiaggia di Pietrenere.
In cima al monte, si può scorgere la pietra del diavolo, una roccia che mostra i segni delle impronte degli zoccoli e della coda di Lucifero lasciati durante la battaglia.
Quest’ultimo workout mi ha dato una carica incredibile. È stato in quel momento che ho sentito in me un’energia incommensurabile, qualcosa di molto somigliante alla carica di un mare in tempesta che si infrange sugli scogli, un senso di assoluto potere e allo stesso tempo pace interiore.
Presto tornerò in Calabria e non smetterò di allenarmi con la stessa energia, percorrendo nuovamente questi e tanti altri luoghi della mia amata Contea.
Howard Shore – The Shire – The Lord of the Rings: The Fellowship of the Ring (2005)
Non sono mai stata in Calabria, ma ti giuro che dalla descrizione accurata che solo tu sai fare dei luoghi dove vai ad allenarti, mi sembra di esserci già stata. Complimenti, sia per come scrivi ma soprattutto per la determinazione che hai nel portare avanti il tuo obiettivo! Top!
Grazieeeeee!!!
E da lunedì si inizia a fare sul serio!