Anyway, anyhow, anywhere

I can go anyway

(way I choose)

I can live anyhow

(win or lose)

I can go anywhere

(for something new)

Anyway, anyhow, anywhere I choose

(The Who)

Se mi avessero detto qualche anno fa che avrei corso così tanto e per così tanto tempo, non ci avrei mai creduto.

Più di 500km in meno di 250gg di allenamento, ma soprattutto più della metà del totale percorsa solo nel mese di Agosto.

L’espediente più significativo messo in campo per ottenere questi risultati è stato concentrarsi day by day su piccoli obiettivi, senza farsi intimorire troppo dalla sfida finale.

Se tornassi, infatti, a qualche mese fa, quando corricchiavo al massimo 10K solo la Domenica, probabilmente non riuscirei neanche ad immaginare di poter correre così tante volte in una settimana e arrivare a completare addirittura 30K, senza mai fermarmi. Oggi, invece, dopo tanto lavoro svolto di mese in mese, sento perfino il bisogno di correre con maggiore frequenza e l’idea di affrontare simili distanze non mi preoccupa più come prima.

Avete capito bene, 30km tutti d’un fiato!

Ho avuto anch’io la medesima reazione osservando la tabella, specialmente considerando il distacco così breve dai 21K fatti ad Agosto, più che altro perché temevo di non essere sufficientemente allenato per portare a termine l’allenamento, pensando, erroneamente, che avrei raggiunto i 30km, più gradualmente, di settimana in settimana. Ed invece, dopo aver avuto uno stacco di appena 15 giorni per smaltire i carichi della mezza maratona, mi sono subito imbattuto in questa challenge ancora più ardua, superando così il mio record personale sulle distanze percorse, fermo, fino a quel momento, a 21km.

In passato ho partecipato a dei trail anche più lunghi, ma con un approccio completamente differente, alternando la corsa alla camminata in funzione dei dislivelli incontrati o della fatica accumulata.

Correre tutti quei chilometri di seguito è stata tutta un’altra cosa ed il fattore che più mi preoccupava, e al tempo stesso mi stimolava, era sapere che sarebbe capitato molte volte nei mesi successivi.

Negli ultimi due post ho cercato di raccontarvi i miei workout di Agosto in terra calabra alla scoperta delle meraviglie del mio territorio natale. Oggi proverò a descrivervi questo inizio di Settembre, ed in particolar modo l’allenamento che ha segnato ancora una volta un cambiamento significativo al mio programma.

Terminate le ferie, sono rientrato a casa per una decina di giorni riprendendo le routine usuali e quotidiane, continuando però ad allenarmi con costanza. Nello specifico ho seguito un programma di recupero, basato su dei lunghi lenti di massimo 15km, alternati da qualche camminata veloce e da sporadiche ripetute in progressione leggermente più veloci, utili a tenere il ritmo alto nelle gambe.

I primi di Settembre sono tornato ancora una volta in Calabria per recuperare tutta la famiglia e riportarla a Milano, pronti per vivere un nuovo anno scolastico e di lavoro.

Il viaggio in auto è lungo più di 1200km per cui siamo soliti suddividerlo in più tappe, così da non stancare troppo i bambini, approfittando per visitare le bellezze della nostra patria.

Per rispettare anche quest’anno le nostre esigenze familiari, ho dovuto cercare di adattare il calendario intenso di allenamento per far combaciare le tabelle di marcia del viaggio di ritorno con le tabelle di training di Fabster che, come promesso, avrei dovuto rispettare improrogabilmente, ad ogni costo.

Dopo aver percorso metà dell’intero tragitto e aver visitato la splendida Reggia di Caserta nel pomeriggio, Giovedì notte ci siamo fermati a dormire a Roma così da ricaricare le forze. Il giorno dopo, dovendo effettuare un workout di avvicinamento ai 30K, ho pensato di approfittare della vicinanza al mare per svegliarmi all’alba e spostarmi in auto fino al porticciolo di Fiumicino, impostando in riva al mare un breve, ma utilissimo allenamento.

Fiumicino non è famosa come località balneare, ma devo comunque ammettere che correre sul lungomare situato sul litorale del quartiere di Isola Sacra, tra la foce del Tevere ed il canale del porto, ha avuto comunque il suo fascino, anche perché adoro fare cose nuove e vedere posti nuovi. Grazie al mio spirito ramingo e alla mia famelica curiosità, potrei andare a correre ovunque in giro per il mondo!

Per questo motivo, quella mattina, ho deciso di avventurarmi e curiosare dove termina il lungo viaggio del Tevere verso il mare aperto.

Parcheggiata l’auto accanto gli ormeggi del porto, nei pressi del ponte levatoio, ho iniziato a correre lungo tutta la Darsena Traiana continuando sul marciapiede del lungomare, ultimamente riqualificato e adattato in parte a pista ciclabile, fino all’altezza del faro, per poi ritornare nuovamente indietro fino al canale.

Quest’ultimo è stato ricavato estendendo l’antica Fossa Traiana, un corso d’acqua artificiale costruito dall’omonimo imperatore romano intorno al 100 d.C., insieme ad altre piccole rogge, che avevano l’intento di collegare al meglio il fiume al mare e consentire un più facile sfogo delle acque del Tevere in caso di esondazioni, risparmiando Roma da eventuali e ulteriori danni collaterali.

Traiano costruì inoltre un ulteriore porto limitrofe a quello già esistente, edificato da Claudio a metà del secolo precedente e caduto in rovina a causa del fenomeno di insabbiamento progressivo che affliggeva l’approdo. Il porto di Traiano era più riparato del porto di Claudio, ed inoltre, grazie alla sua caratteristica forma esagonale, vantava una maggiore capienza ed una migliore predisposizione agli ormeggi delle navi che approvvigionavano la capitale dell’impero.

Completato il workout, ho raggiunto il resto della ciurma appena sveglia, per una lauta colazione insieme, pronti per ripartire in direzione Liguria.

La seconda tappa del nostro rientro, infatti, è stata Pietra Ligure, deliziosa località balneare posta quasi a metà della Riviera Ligure di Ponente, dove avevamo pianificato di passare il weekend insieme ad altri amici.

Come vi ho già anticipato, Domenica sarebbe dovuto essere il giorno del lungo da 30K, ma questo significava che avrei trascorso almeno 5h lontano dalla mia famiglia, per questo motivo ho scelto di svegliarmi prima ancora dell’alba, così da sfruttare le ore in cui loro dormivano, senza perdere attimi preziosi insieme.

Anche perché, è vero che mi sono preso l’impegno di allenarmi a tutti i costi, ovunque e comunque, ma questo non deve impattare mai sui miei cari e sui nostri momenti insieme, per cui forza, coraggio e sveglia alle 4, per essere di ritorno in mattinata, prima possibile.

Volendo fare l’intero percorso senza tornare indietro, la sera prima ho verificato l’orario del treno di ritorno da Alassio, assicurandomi, non solo che la distanza coincidesse con il tragitto da fare, ma soprattutto che le tempistiche, calcolate in base ad un ritmo comodo, fossero sufficienti per raggiungere in tempo la mia meta e non perdere il treno.

Sembrerà anacronistico ed un po’ curioso da un punto di vista lessicale, ma il racconto dei miei primi 30K inizia da Finale.

Nonostante fosse solo mattina presto quando sono arrivato a Finale Ligure, osservando i colori del cielo, sembrava più che altro notte fonda. Il cielo era plumbeo e le strade, anch’esse poco illuminate, erano completamente deserte. Perfino il mare sembrava tacere addormentato e scuro.

Il primissimo tratto è stato decisamente poco piacevole. Ho iniziato infatti il mio workout in una strada leggermente in salita e praticamente al buio, che collega il lungomare di Finale all’Aurelia. Dopo un breve tratto percorso al lato della carreggiata, mi sono ritrovato dentro un tunnel ancora più buio, stretto tra le pareti concave della galleria ed il guardrail.

Superato così il promontorio di Caprazoppa, nome che non ha di certo rincuorato e motivato il sottoscritto nell’affrontare quel tratto così angusto, è iniziato il vero viaggio alla scoperta della Riviera di Ponente e dei suoi splendidi scorci, collegati tra loro da meravigliosi lungomare e strade di grande comunicazione come la via Aurelia, costruita sul solco e sulle fondamenta della antica via romana.

L’Aurelia antica, completata più di trecento anni prima del porto sopra descritto, collegava Roma con Cerveteri per volontà del console Gaio Aurelio Cotta, con l’intento di unire la capitale alle colonie etrusche appena conquistate.

La modesta, ma ambiziosa strada consolare romana, costruita su profonde e solide fondamenta di pietra frantumata, nel corso dei secoli crebbe di importanza e di estensione, divenendo una maestosa strada di comunicazione conosciuta in tutto l’impero romano e mantenendo la stessa importanza ai tempi odierni tanto da essere denominata Strada Statale Numero 1.

La Aurelia moderna, in alcuni tratti si discosta lievemente dal percorso originale e attraversa quasi tutte le località balneari più importanti della Riviera di Ponente congiungendo inoltre 9 capoluoghi di provincia di 3 regioni diverse, da Roma fino al confine con la Francia, dove si immette, dopo circa 700km di panorami mozzafiato, tradizioni differenti e tanta storia italiana, in territorio transalpino nella altrettanto famosa, seppur meno antica, Route Nationale 7, che ogni anno conduce le famiglie parigine in vacanza in Costa Azzurra e in Provenza partendo proprio da Porte d’Italie.

Ed è fatto proprio su misura di ogni vacanziero, il lungomare accanto all’Aurelia su cui stavo correndo, che congiunge Finale a Pietra Ligure e che attraversa il piccolo comune di Borgio Verezzi. A destra corre veloce la SS1 e a sinistra si estendono decine di stabilimenti balneari attrezzatissimi.

A quell’ora del mattino tutto appariva stranamente desolato, ma nel giro di qualche ora, ogni lido si sarebbe riempito di turisti, che avrebbero avuto accesso ai tanti stabilimenti e spiagge libere attraverso gli altrettanti sottopassi e scale che facevano sembrare quel tratto di passeggiata una linea metropolitana con un lido ad ogni fermata.

Dopo un breve tratto in cui ho corso affiancando i bagni e le abitazioni vista mare, ho iniziato ad avanzare sulla banchina che congiunge i paesi di Pietra e Loano e che costeggia direttamente la spiaggia, godendo panorami assolutamente meravigliosi.

Qualche mese fa, come ricorderete, ho avuto modo di solcare proprio la battigia al di là della banchina, al termine di una emozionantissima e soleggiata edizione della Maremontana di Loano, in un’atmosfera completamente diversa rispetto alla long run che oggi vi sto raccontando.

I raggi del sole iniziavano ad illuminare l’orizzonte, attenuando e schiarendo le sfumature di cobalto che avevano contraddistinto quelle prime ore di training.

All’orizzonte si potevano scorgere distintamente le barche dei pescatori che rientravano a casa e ancora più in fondo la piccola sagoma dell’isola della Gallinara che si trova al largo della costa tra Albenga e Vigo. L’isola rimarrà per tutto il tempo un importante riferimento visivo, fungendo quasi come un traguardo in avvicinamento, dato che, una volta superata, avrei dovuto percorrere solo 5km fino all’arrivo.

Anche il tratto da Loano a Borghetto Santo Spirito è molto caratteristico: la passeggiata ornata dalle grandi Palme che danno il nome a questo tratto di Riviera, diventa man mano sempre più grande e completamente pedonale, i lidi invece si ammassano l’uno sull’altro dando l’idea di un piccolo borgo balneare, perdendo quel senso di ordine e di spaziosità visto nei precedenti casi.

A quell’ora iniziava ad esserci già un gran movimento di bagnini e di braccianti, che con gran lena predisponevano i bagni all’apertura alla clientela.

A mia insaputa il lungomare termina bruscamente con un affaccio circolare da cui si può scorgere il litorale, che, per qualche centinaio di metri, assume una conformazione rocciosa contraddistinta da piccole scogliere a picco sul mare.

Senza nessun tentennamento ho seguito gli altri runner che iniziavano a popolare quella pista, arrampicandomi su per le scale che congiungevano quel piazzale nuovamente all’Aurelia, riprendendo di nuovo qualche decina di metri di quota e guadagnando una vista ancor più suggestiva, seppur lontana dalla riva.

Dopo poco ho svoltato di nuovo per un sentiero battuto che mi ha ricondotto nuovamente sul bellissimo lungomare di Ceriale, che si sviluppa ombreggiato da una galleria di alberi, assumendo un impatto completamente diverso dai tratti percorsi precedentemente.

La strada invece che da Ceriale porta ad Albenga è stata, purtroppo, decisamente deludente: 5km di un monotono rettilineo su asfalto con a destra i campi e qualche sporadica abitazione e a sinistra, ad almeno 5 metri dal livello della strada, la ferrovia che purtroppo ha ecclissato completamente il panorama vissuto fino a quel momento.

Ogni tanto si aprivano dei varchi in controluce verso il mare, attraverso i quali i bagnanti potevano accedere alle spiagge libere e agli stabilimenti. A causa di ciò, per gran parte del tratto, ho corso lontano dal mare dimenticandomi di essere a pochi metri da una delle riviere più belle del mediterraneo.

Arrivato finalmente ad Albenga ho ripercorso un piccolo tratto sul lungomare per poi attraversare il fiume Centa in direzione Vigo, attraverso un moderno e imponente ponte di metallo rosso.

Appena superato il ponte, la nostalgia del mare mi ha portato a commettere un piccolo errore che poteva compromettere il proseguo della corsa, ma che in realtà ha reso divertenti e sicuramente più dinamici gli ultimi 10K.

Le indicazioni, infatti, suggerivano di proseguire su via Piave, prima di ritrovare la SS1, per l’ultimo tratto verso Alassio, ma appena con la coda dell’occhio ho nuovamente intravisto il mare, le gambe si sono automaticamente girate in quella direzione.

Mentre correvo verso l’acqua non riuscivo a scorgere alcuna passeggiata come quelle che avevano contraddistinto i precedenti paesini ed in effetti, arrivato in fondo a quella strada, ho trovato solo un piccolo sentiero che conduceva ad alcuni lidi.

Imbucatomi in quella viuzza, in un attimo mi sono ritrovato a correre in un labirinto di costruzioni in legno, un sentiero stretto e spigoloso tra le cabine dei bagni ed i piccoli chioschi ancora chiusi. Meravigliato di questa situazione assurda, ho continuato a correre, senza perdere il ritmo, con il rischio di voltare l’angolo e di scontrarmi rovinosamente contro qualcuno.

Tutto ad un tratto, come se non bastasse, sono sbucato direttamente sulla spiaggia, con la terribile sensazione di essermi perso e dover tornare indietro o peggio ancora di essere costretto a fermarmi per capire dove fossi e dove sarei dovuto andare.

In altri momenti avrei alzato bandiera bianca e mi sarei arreso, ma è stato in quel momento che alzando gli occhi ho visto di fronte a me la Gallinara.

La vista di quello che qualche ora fa sembrava un traguardo irraggiungibile, mi ha donato immediatamente nuove forze e tanto entusiasmo e anche la fatica è sembrata miracolosamente affievolirsi.

Tutto ciò era incredibile! Non avrei mai immaginato, dopo ben 20K, di dover correre anche sulla sabbia e sulle pietre.

Fortunatamente si distingueva facilmente una sorta di sentiero battuto, un po’ più stabile, fatto di pietre un po’ più grandi, che limitavano lo sprofondare dei miei passi, una scorciatoia sicura plasmata con generosità dalle maree per farmi passare più agevolmente.

Approfittando di quel dono del mare, in pochissimo tempo sono rientrato sulla strada e dopo un centinaio di metri ho ritrovato perfino l’Aurelia che seppur più distante mi aveva sempre accompagnato e tenuto d’occhio da lontano.

Il tratto da Vigo ad Alassio, nonostante fosse in salita, è stato uno dei tratti più veloci che ho fatto. Galvanizzato dall’esperienza appena vissuta e conscio di essere vicino al fine del percorso, ho cercato perfino di accelerare il ritmo.

Il panorama era incredibile. Dall’alto l’acqua era così trasparente che si potevano distinguere le pietre sul fondale e contare i pesci. La salita si arrampicava su un promontorio, al di sotto del quale si riusciva ad ammirare il bellissimo porto turistico di Alassio, introdotto dalla famosa scritta bianca sulla roccia in pieno stile holliwoodiano.

L’euforia era alle stelle, anche perché al di là di quell’ultima curva mi aspettava l’ultimo tratto in discesa di 2km che mi separavano dal traguardo stabilito presso la stazione ferroviaria.

A proposito, seppur perfettamente in orario per prendere il treno, l’adrenalina si stava pian piano mescolando ad una miscela fatta di ansia e panico. Mantenendo quella velocità sarei arrivato una decina di minuti prima della partenza, ma incominciarono a venirmi in mente eventuali imprevisti che mi avrebbero potuto far perdere il treno.

Questo non poteva accadere, perché proprio in quel momento si stavano svegliando i miei bambini e perché per niente al mondo avrei ritardato o perso troppo tempo senza di loro.

Fortunatamente nulla di inaspettato è accaduto e sono riuscito a saltare sul treno per Finale quasi al volo, sotto gli occhi stupefatti e sbalorditi degli altri viaggiatori, concludendo così uno degli allenamenti più belli, più duri e più sorprendenti fatti finora.

Alla fine dei 30km ho bruciato quasi 3400 calorie con una media di 10:45’\km.

Ad essere sincero non ho spinto molto, e non ho utilizzato, come Fabster avrebbe voluto, questo workout come prova per testare il mio effettivo livello di preparazione raggiunto.

L’euforia del momento, i panorami mozzafiato e le tempistiche condizionate dall’orario del treno, non mi hanno fatto correre al massimo delle mie potenzialità, ma da un punto di vista puramente emotivo è stata comunque un’impresa davvero epica.

Mi ha accompagnato durante tutto il percorso una playlist di vecchi classici rock anni 60/70. Mi sembrava una colonna sonora adatta e perfetta per tenermi sveglio e attivo durante tutto il tragitto.

Una delle canzoni di questa selezione che più può descrivere questo post è Anyway, Anyhow, Anywhere degli Who, manifesto anarchico degli anni 60′, che però nel mio caso si è trasformata in una dichiarazione di assoluta obbedienza ai principi di questo programma e racconta alla perfezione la determinazione e la costanza con cui sto approcciando a questa sfida in qualsiasi momento, luogo e situazione io mi trovi.

Il mese di Settembre sarà ancora più tosto di Agosto, ma nulla dovrà abbattermi.

A prescindere dalla musica scelta, dai chilometri da percorrere o da dove potrò trovarmi, io continuerò ad andare avanti imperterrito con il mio piano di allenamento, ad ogni modo, comunque, ovunque!

The Who – Anyway, Anyhow, Anywhere – My Generation (1965)