The long run

You can go the distance

We’ll find out in the long run

(in the long run)

We can handle some resistance […]

Who is gonna make it?

We’ll find out in the long run

(in the long run).

I know we can take it

(Eagles)

Eccomi di ritorno dall’ultimo allenamento domenicale prima della maratona.

In realtà essendo trascorsa da qualche ora la mezzanotte di Lunedì, dovremmo considerare questa corsetta notturna come il primo workout della quarantaduesima e ultima settimana di questo programma, ma converrete con me che poco cambia, per cui lascio ai posteri l’ardua sentenza.

Fatto sta che con i 15K appena fatti si chiude ufficialmente un ciclo di più di due mesi che difficilmente dimenticherò.

Come vi avevo raccontato nel post precedente, contemporaneamente al crescendo progressivo per abbassare il ritmo gara, in questi ultimi mesi, mi sono concentrato tantissimo nei long run, domenicali, incrementando con costanza ed impegno i chilometri da percorrere.

Eccezion fatta per alcuni progression run fatti a fine settimana, tra Settembre e Ottobre ho avuto modo di mettermi davvero a dura prova, percorrendo, ogni Domenica, distanze sempre più impegnative e superiori alla mezza maratona, che, fino a qualche mese fa, corrispondeva alla distanza più lunga raggiunta durante una corsa dal sottoscritto.

All’inizio di quest’estate avrei sicuramente annoverato come imprese epiche i tanti workout da 12K e da 18K fatti ogni Lunedì e Venerdì di questo periodo. Oggi, ad essere sincero, sono distanze che non mi impegnano più particolarmente, merito ovviamente dei tanti allenamenti fatti.

Dopo aver corso i 25K a Dublino e i 30K in Riviera Ligure, Settembre si è concluso con altri 30K percorsi stavolta sulla Martesana, andata e ritorno da Milano a Gorgonzola.

Rispetto alla stessa distanza percorsa in Liguria, questa volta ho sofferto davvero poco. Il mio livello di preparazione più avanzato, le condizioni meteo più miti ed il percorso estremamente familiare hanno giocato a mio favore, rendendo tutto molto fluido e senza alcun intoppo, guadagnando perfino 10 secondi a chilometro rispetto al workout fatto in terre irlandesi, seppur con 5km in più.

Partito come spesso accade all’alba, ci ho messo meno di 5h con un pace di 9:37’/km.

Due settimane dopo ho fatto altri 32K, abbassando ancora di 15 secondi il mio precedente risultato, ma stavolta affrontando un percorso a dir poco originale.

Quella domenica infatti a Milano, si è svolta la Deejay Ten, manifestazione a cui tengo particolarmente e a cui ho partecipato già altre due volte.

Dovendo però fare più del triplo di quella distanza, ho deciso di includere l’itinerario di 10K definito da quelli di via Massena e poi continuare per altri 22K fino a completare il percorso prestabilito.

La manifestazione, organizzata anche quest’anno egregiamente dalla popolare emittente milanese, ha accolto alla partenza in piazza del Duomo, più di 40.000 magliette verde fluo e blu con il logo di Radio Deejay e brandizzate New Balance, sponsor ufficiale da un paio di anni, dopo la lunga egemonia di Nike. I due differenti colori definivano l’appartenenza dei vari corridori al percorso da 10km o a quello da 5km.

Allo scadere del conto alla rovescia di Linus & Co, tutte quelle anime inquiete si sono mosse all’unisono tra le vie principali di Milano, accompagnate dalla musica e dalle voci della radio più famosa d’Italia.

Il tracciato incrocia le principali strade della città, partendo da piazza del Duomo fino a Parco Sempione, attraversando lungo il tragitto piazza della Scala, Corso Venezia, Largo Cairoli, Piazzale Cadorna e Citylife, fino a giungere all’ultimo miglio lungo Corso Sempione che conduce al traguardo accanto all’Arena Civica.

Il bello di questa manifestazione non competitiva è che trovi di tutto: dal corridore seriale imbruttito, a quello improvvisato, a chi decide di farla camminando, portando a spasso il cane o spingendo un passeggino, a chi invece vuole battere il proprio record sui 10K fatti durante la precedente edizione.

Il risultato di tutta questa amalgama è un concentrato di energia ed euforia incredibile, che ovviamente mi ha investito in pieno, distraendomi dal mio obiettivo a lungo termine. Il risultato è stato che mi sono lasciato trasportare da quello stato di ebbrezza collettivo ed ho corso i primi dieci chilometri con un pace molto più basso di quello previsto dall’allenamento, all’incirca 8:45’/km.

All’inizio ero decisamente galvanizzato nel vedere quei dati sul mio Tom Tom, ma una volta tagliato il traguardo, mi sono reso conto che sarebbe stato davvero difficile correre ancora altri 22km a quel ritmo, praticamente un’intera mezza maratona dopo aver corso già i 10K della Deejay Ten.

È stato davvero insolito raggiungere l’Arena Civica in Sempione, fare inversione e continuare, fresco come una rosa, il resto del mio workout, considerando che giusto un anno fa giungevo all’arrivo stremato e senza fiato.

Non avendo pensato ad un tracciato ben definito, ho cercato di ripercorrere il tragitto a ritroso, incrociando gli increduli e stupefatti corridori che si domandavano se fossi folle a tornare indietro di corsa o se avessi semplicemente sbagliato strada.

Arrivato nuovamente in zona Citylife gli addetti all’organizzazione stavano raccogliendo le transenne ed i vari segnali. Questo significava che da lì a poche centinaia di metri avrei ritrovato le strade intasate dal consueto traffico meneghino.

Peccato, perché correre in mezzo ai grandi viali alberati del centro urbano milanese, destinati normalmente alla viabilità aveva il suo fascino e la sua comodità.

Distratto da questi pensieri, ho retto ancora un po’ quel ritmo, convinto di poterlo mantenere fino al traguardo, in realtà dopo il ventesimo chilometro ho capito di non avere ancora nelle gambe quella cadenza e ho rallentato un po’, per poter concludere serenamente l’allenamento.

È stato in quel momento che ho deciso di virare verso Brera in direzione Melchiorre Gioia, inseguendo l’antico letto della Martesana che ad oggi scorre sotterranea nelle zone centrali, come a voler ritrovare il conforto del mio amico naviglio in quel momento di difficoltà.

Una volta arrivato a Cassina de’ Pomm, ho iniziato ad accusare particolarmente la fatica accumulata fino a quel momento, e ho dovuto percorrere gli ultimi 7km con un pace ancora più lento, concludendo l’intero workout con un 9:12’/km, assolutamente degno di nota e comunque inferiore di altri 25 secondi al chilometro, rispetto al tempo fatto settimana precedente sulla Martesana.

Rimanendo sempre in tema long run, due domeniche fa avevo in programma di fare una mezza maratona al ritmo che avrei voluto avere in gara ad Atene, un vero e proprio test finale sui 21K.

Il risultato questa volta è stato al di sopra delle mie aspettative. Ho completato il workout in 2:58h con un pace di 8:25’/km.

Per evitare di fare un tragitto circolare, come fatto in precedenza a fine Settembre, ho preso la metro fino a Gessate, capolinea della verde, e da lì ho camminato fino alla vicinissima Bellinzago Lombardo, ritrovando ancora una volta la mia amata Martesana e ripercorrendo così a ritroso il naviglio fino a casa.

C’erano tutte le condizioni per far bene ed ho provato a scendere sotto al mio personal best, forte della prestazione nei primi 21K fatti il giorno della Deejay Ten.

Chiudere quasi un’ora in meno rispetto al medesimo segmento che a fine Agosto mi aveva visto impegnato con fatica, è stato una soddisfazione incredibile.

A volte però questi momenti di euforia possono giocare brutti scherzi, perché si rischia di sottovalutare i propri limiti e saltare troppo velocemente le tappe necessarie al raggiungimento di un obiettivo specifico a lungo termine.

È quello che stava per succedere domenica scorsa durante l’ultimo vero lungo di questo programma di ben 35km, visto che quello che ho appena corso è stato soltanto da 15K in vista di Atene.

L’errore che ho rischiato di compiere è stato quello di approcciare questo workout come il precedente pur essendo più di un terzo più lungo, il risultato è che ho mantenuto alto il ritmo fino ai 21k poi ho dovuto rallentare, stremato, chiudendo l’allenamento a 9:24’/km.

Ma andiamo con ordine, partendo dal tracciato: ho approfittato di questa distanza significativa per soddisfare un obiettivo ambizioso che avevo da tempo: risalire la Martesana fino al fiume Adda.

La pista ciclopedonale segue il corso del naviglio e attraversa i comuni di Milano, Cologno Monzese, Vimodrone, Cernusco sul Naviglio, Cassina de’ Pecchi, Gorgonzola, Gessate, Bellinzago Lombardo, Inzago, Cassano d’Adda, Vaprio d’Adda fino ad arrivare a Trezzo sull’Adda, dove ha origine il Naviliett, proprio dal fiume Adda dal quale riceve le sue acque in prossimità del Santuario Divina Maternità di Concesa.

Da un punto di vista atletico l’allenamento è stato davvero pesante, in quanto non ho saputo bilanciare le energie durante tutto il tragitto, partendo troppo veloce e sottovalutando l’escursione termica tra le varie ore della mattinata, che in poco tempo mi hanno sfiancato e disidratato.

Da un punto di vista emotivo, invece è stato davvero emozionante, sia per il fatto di essere riuscito a risalire fino al punto dove il naviglio che ha accompagnato tantissimi allenamenti ha origine, sia perché quegli ultimi 15km ancora inesplorati si sono dimostrati veramente speciali da un punto di vista paesaggistico.

Pensate che solo a qualche chilometro a sud dell’incile, il naviglio corre in posizione parallela, ma sopraelevata rispetto al fiume, per cui praticamente corri come fossi sospeso tra i due fiumi.

L’ultimo tratto è sulla ghiaia, cosa che rallenta un po’ il passo, ma rende la corsa più simile ad un trail run.

La vegetazione è molto più fitta e i tratti urbani sono meno invasivi, questo comporta un contatto con la natura più profondo e ravvicinato rispetto ai tratti più vicini al capoluogo lombardo.

Varrà la pena assolutamente tornare, magari affrontando la stessa sfida andata e ritorno in bici, ma prima di dedicarmi ad altri progetti, dovrò terminare questo intenso programma che ormai sta volgendo al termine dopo un estenuante percorso.

All’inizio di questo tour de force, guardando le tabelle piene di così tanti long run così impegnativi ho subito pensato: e chi ce la farà?

Ed in effetti non vi nascondo che è stata davvero dura. Più che altro da un punto di vista mentale. Certo è il fisico ad essere sotto stress, ma al primo piccolo cedimento vengono inviati dei chiari messaggi al cervello di fermarsi ed arrendersi o almeno rallentare a riprender fiato e tutto si complica in un attimo.

Durante questo lungo percorso ho dovuto superare tante difficoltà e gestire qualche resistenza, ma a lungo andare ognuna di quelle criticità mi ha irrobustito e reso più consapevole di quanto non lo fossi a Gennaio.

Il 10 Novembre sarà ancora più dura, ma adesso so che posso farcela.

Ora mi aspettano le ultime rifiniture di questa settimana prima di Atene, prima dell’ultimo e più importante long run.

Eagles – The long run – The long run (1979)

2 pensieri su “The long run

  1. Ogni volta che leggo un tuo post mi viene voglia di mettere le scarpe ed andare a fare una corsetta! Oramai sono monotona, lo so, ma non posso fare a meno di dirti ancora una volta quanto ti ammiro! Grande Fra!

  2. Ormai ci sei, gli allenamenti sono stati fatti, l’ultima settimana e’ piu’ che altro per recuperare e scaricare la tensione, buon viaggio e in bocca a lupo… aspetto il report post maratona!!!

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