Mission: IMPOSSIBLE

Nothing is impossible,

the word itself says

“I’m possible”

(Audrey Hepburn)

Missione compiuta!

Dopo 42 settimane esatte di duro lavoro, ecco coronato non solo un sogno che a Gennaio sembrava impossibile da realizzare, ma un solido progetto di allenamento, portato avanti con costanza, determinazione e con tanto sacrificio.

So che non è stato carino piantarvi in asso sul più bello e ricomparire solo adesso, ma dopo la gara ieri ero completamente distrutto e dopo cena sono letteralmente crollato.

In realtà avrei dovuto scrivere piantarvi in Nasso, sì perché per chi non lo sapesse, l’etimologia originaria di questo modo di dire deriva proprio dagli eventi legati all’isola più grande delle Cicladi e collegati al mito di Teseo e Arianna.

Si proprio loro, il principe ateniese figlio di Egeo e la figlia di Minosse, il tiranno re di Creta che soggiogava la città di Atene, costringendola ogni nove anni ad inviare 7 fanciulli e 7 fanciulle da offrire in sacrificio al Minotauro, famelica creatura mostruosa dal corpo umano e la testa taurina.

I due amanti riuscirono a sconfiggere il mostro e poi, grazie ad un gomitolo di lana srotolato per ritrovare la via di ritorno, fuggirono dal labirinto costruito dall’architetto Dedalo, dal quale era impossible evadere.

Pensate che dopo tutte quelle peripezie, dopo essere scappato da Creta insieme ad Arianna, Teseo, si pentì delle sue promesse d’amore e decise di abbandonare la principessa sull’isola di Nasso, senza un apparente motivo, né tantomeno un briciolo di preavviso.

Un vero galantuomo oserei dire!

Da qui nasce la perifrasi piantare in Nasso.

Ma torniamo agli eventi di cronaca odierni, scusate, ma l’aria greca stimola il mio ossessivo interesse per la mitologia!

Ci eravamo lasciati al momento delle grandi manovre poco prima della partenza.

In precedenza ci avevano diviso in più blocchi, in base ai tempi ottenuti nelle precedenti manifestazioni ufficiali.

Non avendo mai partecipato ad alcuna maratona, mi avevano assegnato al blocco 11, uno degli ultimi a partire ed una mezz’ora prima del via, ci avevano invitato a metterci in fila ognuno nella propria sezione assegnata.

È stato proprio in quel momento che ho avuto la conferma di quanto mi era sembrato di scorgere il giorno prima all’aeroporto: alla 37ª edizione della Maratona di Atene, oltre ad Igor Cassina avrebbe gareggiato ancora una volta Stefano Baldini.

L’eroe dei Giochi Olimpici di Atene 2004 si è voluto rimettere in gioco, 15 anni dopo la sua impresa epica, ripercorrendo le strade che lo hanno reso immortale, ovviamente con altre aspettative vista l’età di 48 anni.

Poco prima di partire l’organizzazione lo ha celebrato, intervistandolo sulla griglia di partenza, mentre veniva letteralmente osannato dalla folla.

Alle 9.00 in punto è arrivato il tanto atteso sparo che ha dato il via al piccolo gruppetto dei VIP del blocco 1.

Per permettere a chi ha dimostrato in passato di avere dei tempi molto veloci di non avere intralcio da chi è più lento o dalla massa, generalmente si lasciano passare un paio di minuti prima di dare il via alle sezioni successive.

Per questo motivo, noi del blocco 11 siamo partiti all’incirca dopo una mezz’oretta dallo start ufficiale.

L’atmosfera alla partenza era di assoluta festa, e tra i tanti corridori concentrati e intenti a trovare il ritmo c’erano alcuni atleti che si avviavano a percorrere i 42km in una modalità quantomeno goliardica.

C’era chi era vestito da guerriero spartano, chi da samurai e chi aveva deciso di farla in sandali o addirittura chi a piedi scalzi.

Non avendo quel genere di necessità, io ho semplicemente scelto di vestire a strati, così da poter gestire i cambi repentini di meteo annunciati, in modo versatile e veloce.

Ai piedi le mie nuove e comodissime Mizuno Wave Sky 3 color grigio glaciale con inserti bianchi e neri, molto più leggere e morbide delle precedenti Sky 2 con cui mi sono allenato tutto l’anno, calzino corto, ma rinforzato in tutte le aree soggette a sollecitazioni, pantaloncino sintetico molto leggero, ma pieno di comodissime tasche dove riporre i vari integratori, maglia tecnica a maniche lunghe Mizuno grigia in pendant con le scarpe sotto la mia maglietta tecnica nera porta fortuna della Nike a cui sono affezionato da sempre, un leggerissimo gilet traforato col cappuccio ed infine un cappello in acrilico nero sempre Mizuno, con il logo grigio

Per chi se lo stesse domandando, giuro che Mizuno non mi fa da sponsor, almeno per adesso, semplicemente adoro tutta la linea running del brand giapponese contraddistinto dal famoso runbird, il simbolo dallo stile astratto che trae ispirazione proprio da uno dei quadri del visionario Mizuno Kenjiro, figlio del fondatore Rihachi.

A completare il mio abbigliamento avevo in dotazione una piccola cintura nera per fissare il BIB number senza dover bucare la maglia con 6 inserti elasticizzati per gli integratori, al polso il Tom Tom Adventurer per monitorare e registrare l’andamento della corsa e nella tasca davanti il mio immancabile iPhone XS collegato in streaming su Apple Music per ascoltare durante tutta la gara qualsiasi playlist io avessi voluto, attraverso le mie adorate Powerbeats Pro nere, uno degli acquisti migliori di questo 2019, potenti, leggere, stabili e dalla durata praticamente infinita.

A proposito di acquisti ho ordinato per l’occasione la Insta360 Go, una piccolissima action camera stabilizzata di soli 18 grammi, appena prodotta dall’omonimo brand high-tech cinese, che può essere indossata fissandola alla maglia attraverso un potente magnete circolare in pieno stile reattore ARC di Ironman, e che mi ha dato l’opportunità di riprendere in hyper lapse i momenti salienti della gara.

Ovviamente come più volte detto, ho portato con me una dozzina di integratori della Enervit al gusto di arancia e limone da utilizzare durante tutta il tragitto.

La strategia con cui volevo affrontare il percorso era quella di assicurarmi una corretta e continua idratazione e integrazione di liquidi, vitamine e sali minerali ogni 30 minuti, a prescindere dai chilometri percorsi.

Questo mi avrebbe permesso di recuperare con costanza, allontanando il rischio di avere crampi o di avere cali di energia improvvisi.

Per questo motivo una quarantina di minuti prima ho ingerito anche due gel per accumulare le energie necessarie per partire con la giusta grinta.

Tutto era pronto, se non fosse che qualche minuto prima di cominciare è venuto giù dal cielo un fortissimo acquazzone, che ha compattato ancora di più i gruppi, in cerca di riparo l’uno con l’altro.

Fortunatamente gli organizzatori avevano consegnato degli enormi sacchi di plastica da utilizzare come deterrente per il freddo per coloro in quali erano già in maniche corte.

Istintivamente ho preso uno di questi sacchi ed ho fatto dei buchi per testa e per le braccia, riparandomi da quello scroscio così intenso e salvando il proseguo della gara. Non sarebbe stato infatti ottimale partire fradicio e con i muscoli infreddoliti pur dopo il riscaldamento.

La pioggia fortunatamente è durata solo pochi minuti ed il cielo si è nuovamente aperto, proprio un attimo prima che toccasse al nostro gruppo.

9.32, giusto il tempo di disfarmi di quell’impermeabile improvvisato ed ero pronto per iniziare ufficialmente e finalmente la mia prima maratona.

Ad essere sincero, la prima decina di chilometri sono stati relativamente facili.

Quel tratto è tutto in piano e se non fosse per un insolita deviazione verso il memoriale dei soldati morti durante la battaglia di Maratona sarebbe quasi tutto rettilineo fino a Rafina.

Durante questo tragitto la cosa che più mi ha fatto emozionare è stato vedere tantissimi Maratoneti, nel senso di abitanti di Maratona, scendere in strada ed acclamare la folla di corridori.

Ho visto tante famiglie riunite con i bambini che tendevano la mano per avere un saluto dagli atleti ed alcuni di loro porgevano un ramoscello di ulivo da portare fino ad Atene in segno di pace.

Questo piccolo gesto mi ha fatto riflettere su quanto una semplice manifestazione sportiva possa avere un impatto umano così grande. Lo sport, come la musica o le arti in generale, possono davvero unire i popoli e cambiare in meglio il mondo.

Rammentando gli ultimi consigli di Fabster ho approcciato quel tratto di strada rettilinea senza fretta e senza farmi troppo coinvolgere dal ritmo serrato degli altri corridori, che man mano mi superavano.

Il mio obiettivo è sempre stato finirla tutta sempre di corsa e senza mai fermarmi, non ho mai avuti aspettative ferree sui tempi se non come ambizione personale e come linea di riferimento su cui costruire il mio ritmo gara, scandito inesorabilmente dal Tom Tom con l’intento di rimanere sempre più possibile intorno ai 9:00’/km.

Se mi chiedeste cosa mi ha permesso di completare la gara senza infortuni o disagi muscolari è stato di sicuro la mia disciplina.

Durante i training infatti mi sono allenato seguendo ogni istruzione dettata da Fabster, solo ogni tanto ho provato ad infrangere quei consigli per testare i miei limiti, sapendo di aver un margine di errore durante l’allenamento.

Durante la gara invece è stato importante mantenere assiduamente quella obbedienza a quanto pianificato in precedenza, senza improvvisazioni o cambi di programma di alcun tipo.

Peccato che dopo solo 10K percorsi, una volta arrivati alla città di Nea Makri, ho iniziato a capire che non sarebbe stato per niente facile mantenere quel rigore ed arrivare in fondo.

Da lì in poi infatti mi aspettavano altri 21km completamente in salita, una mezza maratona con un dislivello positivo davvero importante.

Guardando lontano si poteva scorgere la fiumara umana che risaliva le colline in direzione di Atene.

E come se non bastasse raggiunta la cima di quella pendenza avrei dovuto percorrere ancora altri 10K circa fino al traguardo.

Senza contare la pioggia, che continuava a venire giù inesorabilmente accompagnata da raffiche di vento, che rendevano ancora più difficile quella arrampicata.

Tutto ad un tratto la gara aveva preso una piega davvero inaspettata, che avevo erroneamente sottovalutato.

Quella pendenza così prolungata poteva seriamente compromettere la mia strategia di gara, trasformando la mia prima maratona in una missione impossibile.

Lalo Schifrin – Mission: Impossible – Music from Mission: Impossible (1967)

2 pensieri su “Mission: IMPOSSIBLE

  1. Questo post mi ha emozionato. So tutti i sacrifici e gli allenamenti pesanti che hai dovuto affrontare, ti meriti tutto il successo di questo risultato!
    Sono curiosa di sapere cosa bolle in pentola ora 🙂

  2. È stato un rollercoaster di emozioni solo leggere questo post, posso solo immaginare viverlo sulla propria pelle.
    E adoro che ci sia qualcun altro appassionato di mitologia 😍

    Grazie di averlo condiviso. Non sono una fan delle maratone ma mi hai (quasi) fatto venire voglia di provarne una 🙆🏻‍♀️

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