Video is a poor excuse, I know.
But it helps me remember,
I need to remember.
Sometimes there’s so much
beauty in the world,
I feel like I can’t take it
and my heart is just going to cave in.
(Ricky Fitts)
Come promesso, nei prossimi due post vorrei raccontarvi qualcosa in più sui workout che ho avuto modo di fare negli States a fine Novembre, durante le mie ferie.
So che è passato tanto tempo da allora, ma penso sia necessario, o quantomeno interessante, riprendere il filo del discorso a partire da quegli allenamenti, anche per poter fare affidamento a quella determinazione nei periodi più critici, quando possono mancare la grinta e le energie mentali utili ad andare avanti.
Esattamente come è successo nei mesi successivi e conseguenti all’obiettivo raggiunto, in cui sono stati carenti tanti elementi utili per riprendere velocemente e con la medesima efficacia dimostrata in passato.
So anche che leggere un racconto su un blog sia povera cosa, lo so; è sempre difficile trasmettere le emozioni vissute di persona, ma scrivere mi aiuta a ricordare.
Ed in questo specifico momento ho bisogno di ricordare ogni dettaglio per ritrovare la giusta motivazione per ritornare al top.
Al mio rientro da Atene ho messo in pratica un programma di recupero e di smaltimento della fatica accumulata in gara, fatto di lunghe camminate e piccole corsette leggere senza alcuna pretesa, con l’idea di riprendere nuovamente il ritmo appena iniziate le mie vacanze americane.
Dopo tanto procrastinare in questi anni, siamo finalmente riusciti ad organizzarci per tornare tutti insieme a New York.
In passato, io e Rosanna, abbiamo avuto occasione di visitare spesso gli Stati Uniti, non solo per motivi di lavoro o perché meta del nostro viaggio di nozze, ma perché abbiamo spesso approfittato per andare a trovare la nostra adorata zia e la sua famiglia che abita a Maywood, un piccolo paesino del New Jersey a pochissimi chilometri dalla Grande Mela.
Nonostante questa grande fortuna non ho mai approfittato fino ad ora di questa prerogativa a favore della mia recente e ossessionata passione per la corsa, essendo solo da pochi anni addicted to run.
A pensarci bene, anche quest’anno avrei potuto prendere decisioni diverse, considerato soprattutto quanto dev’essere emozionante partecipare alla maratona di New York, ma ho preferito iscrivermi ed inseguire il mio sogno in Grecia per tutte le considerazioni storiche e romantiche fatte nei precedenti post.
Adesso che sono riuscito a portare a compimento quest’impresa, non vi nascondo che la voglia di attraversare il ponte di Verrazano, percorrendo i 42K lungo i cinque boroughs newyorchesi, è ancora più grande, e chissà che io possa presto completare anche questa sfida.
Nel frattempo mi sono dovuto accontentare, pianificando qualche allenamento speciale oltreoceano, durante gli ultimi giorni di ferie previsti nella decade appena trascorsa.
Il fatto di poter andare spesso negli States, ci ha sempre trasmesso la sensazione di non sentirci completamente turisti in terra straniera, facendoci vivere con estrema tranquillità ogni escursione a NYC, senza quella foga di dover vedere tutto nei pochi giorni a disposizione, condizione tipica di chi non sa quando potrà tornare a far visita ad una città lontana.
Allo stesso tempo questo atteggiamento ci ha dato l’occasione di vivere e gestire anche le semplici routine quotidiane come fossimo a casa e per questo motivo non ho avuto alcuna esitazione nel mettere in valigia tutto il necessaire per poter correre ed allenarmi anche lì.
Dopo le prime due settimane di scarico post Atene, a quel punto avrei dovuto iniziare nuovamente a mettermi a lavoro ed il fatto di essere in vacanza, non mi ha assolutamente distolto da questo impegno, anzi, l’idea di vivere quell’esperienza in uno dei luoghi a me più cari, mi ha stimolato ancora di più.
Il primo allenamento che ho fatto lo avevo pianificato vicino casa di zia, in un parco che segue il corso del Saddle River, così da potermi svegliare presto e tornare in tempo per la colazione.
Il fiume nasce dalle montagne della contea di Rockland, nel sud-est dello stato di New York e attraversa la contea di Bergen nel New Jersey, prima di immettersi nel Passaic River, le cui acque confluiscono nella Baia di Newark in congiunzione con quelle dell’Hackensack River, altro fiume importante del Garden State.
Quel giorno il meteo e le nuvole in cielo presagivano pioggia da un momento all’altro, ma questo non mi ha preoccupato minimamente, e sfruttando l’insonnia da jet-lag, ho puntato la sveglia all’alba e, una volta in piedi, mi sono preparato in un lampo, avendo giusto l’accortezza di indossare un equipaggiamento impermeabile ed uscire in punta di piedi per non svegliare il resto della famiglia.
Il percorso ricordava per certi aspetti la pista lungo la Martesana, ma con uno scenario decisamente diverso: la vegetazione, tipicamente nord americana, colorava di un rosso intenso gli scorci altrimenti annichiliti dalle tinte piatte di quel grigio cielo autunnale carico di intenti burrascosi.
A quell’ora, e con quel tempaccio, ho incontrato solo un paio di coraggiosi runner e qualche intrepido avventore autoctono che portava in giro il cane sotto la pioggia.
A proposito di incontri, la cosa che più mi ha sorpreso in quell’ora e mezza di corsa, è stato scorgere tantissimi animali che solitamente in Italia si possono incontrare solo nelle riserve o nelle oasi naturali e non così vicino ai centri urbani e alle strade di grande comunicazione.
Ho avuto modo, ad esempio, di ammirare un intero storno di anatre che, in picchiata, è atterrato su uno spiazzo accanto a me. Era la prima volta che vedevo così tanti uccelli effettuare una manovra così sincronizzata e precisa, come fossero collegati l’un l’altro da un legame telepatico invisibile e ultraterreno.
In fondo al percorso, prima di ritornare indietro, ho fatto un altro piacevole e sorprendente incontro: un piccolo cerbiatto brucava l’erba del prato accanto alla pista, al riparo dall’acquazzone sotto la verde chioma di uno dei pochi alberi ancora adorno di foglie vive.
Al mio passaggio non si è neanche scomposto, ha solo alzato lo sguardo e smesso di masticare, fissandomi negli occhi, quasi come fosse una riverenza nei miei confronti, abituato a vivere così a stretto contatto con gli esseri umani.
Per qualche frazione di secondo ho provato una sensazione davvero unica: l’incrocio dei nostri sguardi era magnetico, quasi ipnotico; pochi attimi, ma dilatati all’infinito da un forte richiamo ancestrale, come se il tempo si stesse fermando, come se il cuore stesse per franare in un baratro senza fine di meraviglia e di stupore.
Uno spettacolo davvero unico e indimenticabile.
A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non si riesce ad accettarla.
In un’epoca dove spesso tutto scorre ad alta velocità ed in completa apatia, potersi soffermare, seppur solo con la mente e con l’anima su ciò che ci circonda e ancora ci meraviglia è davvero un dono prezioso.
Tutto il tragitto, è stato accompagnato da decine di scoiattoli che si arrampicavano velocemente sugli alberi in cerca di un riparo dalla pioggia, intimoriti dal mio passo invadente e rumoroso.
Il giro di boa di questo bellissimo percorso dalla trama e dalle scenografie tipicamente disneyane, combaciava con un antico e caratteristico mulino che da il nome a Red Mill, una frazione di Paramus, cittadina limitrofe di Maywood, che segnava la metà precisa del percorso di 10K che avevo stabilito di fare in precedenza.
Il rientro è stato un po’ più turbolento del previsto, perché la lieve pioggerella si è trasformata gradualmente in un temporale vero e proprio, rallentando il mio passo, ma senza mai dissuadere la mia voglia di completare quel primo workout in programma.
Gli ultimi metri dell’allenamento li ho corsi lungo i tipici vialetti che dividono le caratteristiche case in legno americane, con il prato curatissimo, la bandiera che sventola sotto il porticato ed i giardini colmi di decorazioni autunnali o natalizie.
Anche questa è America.
La natura incontaminata, l’avanguardia incontrastata, le lande desolate e la quiete dei parchi, il frastuono delle metropoli e le immense highway congestionate.
Ogni singolo dettaglio ed il suo specifico opposto compongono e costituiscono la vera bellezza americana.
Thomas Newman – American Beauty – American Beauty – Original motion picture score (2000)