As we express our gratitude,
we must never forget that
the highest appreciation
is not to utter words,
but to live by them.
(John Fitzgerald Kennedy)
Quello affrontato lungo il Saddle River, non è stato l’unico workout a stelle e strisce che ho fatto in quei giorni.
Per rispettare il programma avrei dovuto fare un’altra corsetta a metà settimana e dedicare la domenica al consueto long run, ma avendo pianificato l’aereo di ritorno proprio nel pomeriggio di quel fine settimana e volendo trascorrere più possibile l’ultimo giorno in famiglia, quel giorno mi sono azzardato e accontentato di prendere un autobus dal New Jersey alle 5 di mattina giusto per fare una corsetta di 5K sulla 5th Avenue.
Niente paragonato al precedente allenamento, ma adesso potrò raccontare di aver corso anche sulla strada più famosa al mondo per lo shopping e per le vetrine dei negozi, già decorati e pronti ad accogliere il Natale.
Seppur quasi in ipotermia, è stato molto bello, e al tempo stesso strano, allenarmi avendo tutta la strada libera e a mia disposizione, specialmente considerando la mole di gente e di auto che solitamente affolla una delle zone più trafficate di Manhattan.
Tutti i negozi a quell’ora ovviamente erano chiusi, eccezion fatta per l’Apple Store di Fifth Avenue che incredibilmente rimane aperto tutto l’anno 24/7 e che mi ha accolto a fine workout, così da permettermi di riprendere fiato al coperto e soprattutto riacquistare una temperatura più congrua.
Mi sono sempre domandato chi fosse così pazzo da visitare lo store nel cuore della notte. Beh, oltre ad avere trovato una risposta in prima persona, ho anche approfittato di questo servizio unico al mondo per comprare e ritirare al volo alcuni prodotti prima di rientrare a casa.
Ennesimo episodio che dimostra ancora una volta la mia follia indiscussa e a volte eccentrica!
Dovendo saltare il lungo domenica e volendo a tutti i costi vivere l’esperienza di una long run a New York, ho dovuto eccezionalmente anticipare il workout più intenso della settimana a giovedì, approfittando anche della ricorrenza del Thanksgiving Day per valorizzare ancora di più quell’uscita.
L’idea era quella di arrivare di mattina presto a Port Authority, capolinea dei tantissimi bus che collegano il New Jersey a Midtown, iniziare a correre da lì risalendo la Broadway verso nord, attraversando Times Square, Columbus Circle e Lincoln Square, per poi virare verso Strawberry Fields, l’area all’interno di Central Park che prende il nome dalla famosa canzone dei Beatles, dedicata a John Lennon, proprio a poche centinaia di metri da dove venne assassinato l’8 Dicembre del 1980.
Le strade adiacenti al percorso che avevo scelto erano gremite di gente: migliaia e migliaia di persone tutte accorse per assistere alla famosa Macy’s Parade, l’incredibile sfilata di carri allegorici e palloni aerostatici giganti, organizzata dai grandi magazzini Macy’s in occasione del Giorno del Ringraziamento.
La parata annuale ha inizio nei pressi dell’American Museum of Natural History, costeggia Central Park lungo il lato occidentale e lungo quello meridionale, per poi attraversare tutta la Sixth Avenue, fino a giungere e concludersi in Herald Square, sulla 34th Street proprio davanti al palazzo di Macy’s, popolare catena di grande distribuzione americana, nonché storica ambientazione della celebre pellicola del 1947 “Il miracolo della 34ª strada”.
Immaginando la portata di questo evento avevo pensato di raggiungere il polmone verde di New York, correndo e aggirando le strade più trafficate, così da non dover districarmi tra la folla. Una volta arrivato al parco avrei dovuto semplicemente attraversarlo e tornare indietro percorrendo Fifth Avenue, così da non incrociare la parata.
In realtà, realizzando di avere ancora tanto tempo a disposizione prima del pranzo del Thanksgiving, ho deciso di continuare ancora un po’ nel verde, proseguendo verso nord fino ad Harlem, sconfinando così in Uptown.
Il tratto che sicuramente mi ha più affascinato di quest’ultimo tragitto è quello che circonda il lago artificiale noto come JKO Reservoir, in onore di Jacqueline Kennedy Onassis, 35ª first lady degli Stati Uniti, nonché moglie del compianto e amato John Fitzgerald Kennedy assassinato anche lui, a Dallas a il 22 novembre 1963.
Il bacino idrico costruito originariamente per la distribuzione dell’acqua a favore della popolazione della città, oggi è dedicato a Jackie che amava camminare proprio intorno al lago, prossimo al suo appartamento sulla Fifth Avenue.
Arrivata l’ora di rientrare, ho concluso il mio percorso con un sprint in salita in cima alla montagnetta del Marcus Garvey Park, da dove si può ammirare, volgendo lo sguardo verso sud, l’Empire State Building in tutta la sua maestosa imponenza.
Le strade di Harlem a quell’ora erano affollate dalle tante famiglie che rientravano dalla parata per festeggiare insieme ai propri cari. Guardando più attentamente si potevano scorgere anche tanti homeless che invece, non avendo nessun familiare né tanto meno un tetto dove vivere, ricevevano un pasto caldo davanti alle chiese sparse per il quartiere, piene di volontari che servivano i più bisognosi, felici di essere d’aiuto in quel giorno così speciale, proprio come espressione di gratitudine verso Dio e verso la vita.
Il Giorno del Ringraziamento è da sempre una delle ricorrenze più amate e più controverse della cultura nord americana.
Si dice sia nato per ringraziare Dio dopo una perigliosa traversata oceanica resa insidiosa e incerta dal mare in tempesta anche se la letteratura e la maggior parte dei abitanti di Canada e Stati Uniti, invece associa l’origine di questa giornata ai padri fondatori, i quali, un anno dopo l’arrivo nel nuovo mondo a bordo della Mayflower, subirono una significativa decinazione della popolazione originaria dovuta all’inverno rigido e alle insufficienti scorte alimentari rimaste.
I pellegrini avevano lasciato in Europa la paura e le sofferenze patite e dovute dalle persecuzioni ricevute in patria e avevano portato con sé, oltre alla speranza e alla voglia di rinascita, alcune semenze da piantare e animali da allevare, ignari che avrebbero trovato differenti e avverse condizioni climatiche e geologiche che non avrebbero permesso di avere fin da subito quanto sperato.
A causa di questa cattiva sorte nei primi mesi, molti di loro morirono di stenti e di epidemie.
Fu proprio grazie all’aiuto dei nativi che i coloni scelsero le giuste coltivazioni e concentrarono i loro sforzi sui pascoli che potevano crescere e sopravvivere agli inverni americani.
L’abbondante raccolto ottenuto, costituito principalmente da granturco e zucca e la prospera attività di allevamento di tacchini, fu un segnale di buon auspicio e per questo motivo, per esprimere la loro gratitudine, organizzarono una festa di ringraziamento alla quale invitarono anche i nativi, condividendo con loro quei cibi che, ancor oggi ogni anno, si possono trovare sulle tavole di ogni americano il quarto giovedì di Novembre, ed in Canada il secondo lunedì di Ottobre, come ricordo indelebile di quel giorno.
Da quel giorno, questa tradizione prese gradualmente piega in tutto il Nord America, finché, nel 1789, George Washington, primo presidente degli Stati Uniti, la decretò giornata Nazionale di Ringraziamento in memoriale di quanto accaduto in passato, anche se ebbe effettivamente seguito con continuità solo dopo il mandato di Abramo Lincoln.
Come è facile immaginare, visto soprattutto come la storia racconta siano andate veramente le relazioni tra i nativi ed i coloni, divenuti presto colonizzatori senza scrupoli, molti mal pensanti ritennero l’istituzione di questa ricorrenza come una propaganda salva condotta per confondere e distrarre l’opinione pubblica riguardo le carneficine ed i soprusi inflitti per decenni alle popolazioni originarie di quei luoghi.
Personalmente ho vissuto questa festa con uno spirito davvero positivo e gioioso, conscio che ogni occasione sia sempre bun buon motivo per rendere grazie, in un tempo in cui si dà sempre tutto per scontato.
Per la prima volta in tanti anni ed in tanti viaggi fatti negli States, ho avuto la fortuna di vivere e celebrare questa ricorrenza così importante e così unica insieme ai miei cari.
Completato il mio workout di 15K sono rientrato velocemente in taxi, in tempo per riprendere l’autobus in direzione Maywood.
Come premio personale del bel giro fatto a Manhattan, ho mangiato una doppia porzione di tacchino ripieno e tante altre prelibatezze cucinate dalle sapienti mani dei miei zii.
Una giornata davvero indimenticabile!
A tal proposito penso che questo post sia l’occasione giusta per esprimere il mio immenso ringraziamento ed il mio affetto nei confronti di una delle persone più importanti della mia vita; instancabile e sempre presente supporter di questa mia sfida personale e di tante altre challenge, che oltre a stimolarmi dopo ogni post e dopo ogni sfida affrontata, ha sempre creduto in me, facendomi sentire speciale e motivandomi sempre ad andare avanti.
Grazie zia, questo post è dedicato a te ed è il minimo che possa fare per esprimere tutta la mia gratitudine nei tuoi confronti.
Citando proprio JFK che diceva che non dobbiamo mai dimenticare che il più alto apprezzamento non consiste nel pronunciare parole di gratitudine, ma nel renderle vive attraverso le azioni, spero di tornare presto a trovarti, per stare ancora insieme e per correre ancora una volta lungo le strade o i sentieri del meraviglioso paese dalla bandiera adorna di stelle.
Jimi Hendrix – Star spangled banner – Live at Woodstock (1969)
Ora ho pure imparato le origini del thanks giving 😉