You know it ain’t easy
Runnin’ out of thrills
You know it ain’t easy
When you don’t know what you want
What do you want
You want to rock now, rock the night
‘Til early in the mornin’ light
(Europe)
L’atmosfera di isolamento e di inquietudine che in questi giorni avvolge la città di Milano, la Lombardia, la penisola intera e pian piano il resto del mondo è davvero surreale.
Le ultime disposizioni di legge che invitano la popolazione a restare nelle proprie abitazioni, cercando di limitare il contagio da CoViD19, hanno trasformato una delle città più frenetiche d’Europa in una città fantasma, con scenari post-apocalittici che sembrano tratti dalle trame di Richard Matheson.
Gli ordinamenti ministeriali deliberati nelle scorse settimane, hanno cambiato molte abitudini dei cittadini e hanno anche avuto l’effetto collaterale di rallentare ancora di più la ripresa dei miei allenamenti.
È passato più di un mese dall’ultimo workout e questo lungo stallo inizia a pesarmi non solo da un punto di vista emotivo, ma soprattutto fisico.
So che non è facile scappare da queste emozioni, so che in questa situazione non sarà per niente facile, ma non mi resta che approfittare di questo stop per osservare una dieta più rigorosa, così da non dover ripartire da un punto ancora più lontano quando tutto tornerà alla normalità.
Contemporaneamente dovrò cercare di scuotermi e di riattivare il mio metabolismo, trovando nuove attività da fare a casa, in pieno rispetto dei vari decreti e del grande senso di responsabilità civica che mi contraddistingue e che mi impedisce di uscire a fare sport, correndo fuori per strada all’aria aperta o allenandomi indoor in palestra.
Anche se purtroppo la maratona nel Chianti è stata posticipata, come d’altronde tutti gli eventi sportivi pianificati tra Marzo e Aprile, la voglia di tornare a correre è altissima e sono sicuro che sarà davvero semplice individuare un nuovo obiettivo quando tutto passerà.
Nel frattempo, come promesso cercherò di disarticolarmi, almeno col pensiero, da questi fitti nodi con cui si avviluppa e mi avvinghia questo stato di apatia, raccontandovi un particolare workout fatto ad inizio del mese scorso prima ancora che Febbraio mi avvolgesse nelle sue trame.
Neanche a farlo apposta la gara si è svolta in una delle città italiane più colpite da questa terribile pandemia, e questo post, nella sua semplicità, vuole essere anche un rispettoso gesto di affetto per tutti coloro che stanno vivendo questo tormento, un omaggio alla bellezza senza tempo della città ed un sussulto di resilienza nei confronti della meravigliosa Bergamo e dei suoi eroici abitanti.
La colonna sonora scelta quel giorno, tra l’altro, ruota su un album il cui sound ed i cui titoli suggeriscono proprio di scuotersi e di reagire alle difficoltà, parole che oggi acquistano un valore ancora più alto.
È davvero incredibile come alcune canzoni possano descrivere e raccontare meglio di qualsiasi altro tipo di narrazione le esperienze vissute.
Capita spesso di ricordare i momenti trascorsi attraverso le melodie che in un attimo ti fanno rivivere quegli istanti come in un vivido flashback, ma quando accade il contrario c’è da stupirsi.
Mi spiego meglio: vi è mai capitato di stare vivendo una qualsiasi esperienza che sembra esattamente descritta da una specifica canzone? Beh, pensate se questa cosa dovesse accadervi in tempo reale, e con un intero disco, sembrerebbe davvero paranormale!
Avevo già raccontato un episodio simile proprio ad Atene quando il the best dei Foo Fighters mi aveva ridato un po’ di motivazione ad una decina di chilometri dall’arrivo.
Questa volta invece tutto è iniziato qualche minuto prima della partenza della Urban Night Trail dei Mille di Bergamo, una bellissima gara notturna tra le salite le e discese della favolosa Città Alta ed i colli che circondano il capoluogo orobico.
Ogni anno in occasione della mezza maratona vengono organizzate delle attività collaterali che soddisfano ogni tipologia di runner, una di queste è proprio questo trail urbano che si sviluppa quasi completamente in città, ma che, per la conformazione dei dislivelli, ricorda molto un classico percorso collinare.
La mezza maratona si svolge come di consueto la domenica mattina, mentre il trail inizia alle 18 del giorno prima, al calare delle ultime luci del giorno.
La partenza di entrambe le gare era prevista in Città Bassa, in via Sentierone, a due passi dai viali che conducono all’interno del borgo medievale posto sulla cima del colle.
Al mio arrivo la zona era gremita di persone, molte delle quali erano venute a visitare la piccola esposizione dedicata ai runner o a ritirare il BIB number ed il pacco gara delle 3 manifestazioni previste per il giorno successivo: la 21K, la 10K e la staffetta 3×7 sviluppata sulla stessa traccia della mezza.
In totale saremo stati meno di un migliaio e da una rapida occhiata, a differenza delle altre gare a cui ho partecipato in passato, sembravano quasi tutti atleti professionisti decisamente equipaggiati fisicamente, ma questo ovviamente non mi ha affatto scoraggiato.
Sarebbe bastato infatti infilarmi le mie Powerbeats Pro, avviare una playlist adatta alla situazione e dimenticare in un attimo di essere il più scarso tra i partecipanti.
Avendo a disposizione migliaia di album in streaming su Apple Music, è sempre difficile scegliere la colonna sonora di un workout, a maggior ragione durante una gara come quella.
Cercavo qualcosa di energico e al tempo stesso di emotivo, qualcosa old school che potesse distrarre i miei pensieri dalle migliaia di scalini che avrei dovuto affrontare con fatica mentre quei super atleti avrebbero sfrecciato con estrema naturalezza.
Alla fine ho scelto The Final Countdown degli Europe, il disco più rappresentativo del famoso gruppo rock anni 80′ svedese.
La playlist iniziava proprio con l’omonima canzone e, grazie ad una fortunosa sincronia, il countdown dello speaker è coinciso con quello della traccia, nonostante sia sfalsato di una cinquantina di secondi dall’inizio di quella melodia inconfondibile.
Pensate che si dice che originariamente questa canzone sia stata scritta come jingle di apertura del Galaxy, un locale di Stoccolma molto frequentato all’epoca, i cui proprietari avevano commissionato al manager di Rolf Magnus Joakim Larsson, al secolo conosciuto come Joey Tempest, un brano che potesse intrattenere la folla in coda per entrare.
Successivamente, visto il successo di quella melodia apripista, il biondo cantante degli Europe decise di riarrangiarla completamente. Scrisse un testo ispirandosi a Space Oddity di David Bowie, parlando di un ipotetico viaggio su Venere con la semplice idea di utilizzarla per aprire i concerti, senza immaginare che presto sarebbe entrata nella top ten della classifica statunitense Billboard Hot 100 divenendo un classico rock intramontabile.
Il sole a Bergamo invece era appena tramontato e, come previsto, un attimo dopo il via, venivo travolto e superato dalle centinaia di atleti professionisti o fisicamente molto più dotati di me. Ognuno di loro indossava come il sottoscritto una lampada frontale per ingannare il buio della notte.
Le loro luci sfrecciavano veloci, superandomi con estrema indifferenza, come bolidi al sorpasso di un veicolo in panne, che adagio si trascina nella corsia d’emergenza.
Pur conscio di non dover e non poter seguire quei ritmi ho cercato di stare al passo, almeno fino al giungere del primo dislivello importante.
La bellezza di questo percorso è l’alternarsi di ripide pendenze ad impervie scalinate senza fine che intersecano inesorabilmente i tornanti che cingono le mura della città.
Dopo un brevissimo tratto estremamente cittadino, ci si arrampica in direzione di via Tre Armi sotto le mura sud occidentali.
Le caratteristiche mura medioevali erette durante la dominazione veneziana, cingono e proteggono ancor oggi interamente la “Città dei Mille”, così chiamata per i tantissimi bergamaschi che presero parte alla spedizione di Giuseppe Garibaldi.
L’intera cinta, illuminata come un presepe e agghindata da madre natura da felci, primule, cannella e capperi, è lunga più di 5 chilometri e ha un’altezza che varia da 10 a 20 metri. Si può accedere all’antico borgo medievale attraverso 4 maestose porte che difendono i 14 baluardi e le 2 cannoniere che si trovano all’interno della città alta.
Superata giusto appunto il Baluardo di San Giovanni invece di proseguire ancora intorno alle mura, la gara procedeva in direzione del Castello di San Vigilio.
Il castello, posto in posizione dominante sul colle omonimo, ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella gestione militare della città. Dimora di molti Signori del capoluogo lombardo era accessibile da una quinta porta nascosta: la porta del Soccorso, proprio perché utilizzata solo per sfuggire ai nemici in caso di emergenza,
Oggi l’intero colle è una delle mete più romantiche della città per via del panorama mozzafiato che si può godere dall’alto dei suoi 496m.
Prima di raggiungere la cima del colle, ho avuto modo di attraversare Borgo Canale, luogo natale di Gaetano Donizetti, da cui si può godere di una vista mozzafiato sull’estesa pianura, intravedendo in lontananza, inter vites, le torri, i campanili e le cupole della Città Alta.
La voglia di fermarmi, riprendere fiato ed ammirare quel panorama notturno era fortissima, ma non ho avuto neanche il tempo di pensarci due volte che voltando l’angolo mi sono ritrovato davanti alle prime due scalinate degne di nota: la salita dello Scorlazzino e quella dello Scorlazzone.
Da un punto puramente onomatopeico sembrano il titolo di una raccolta di storie di Giulio Cesare Croce, in realtà sono due distinte ma limitrofe scalinate che conducono fino a pochi passi da San Vigilio, risalendo in pochi decine di metri ben 120m di dislivello.
Durante queste due ripide salite gran parte degli ultimi corridori hanno approfittato del mio passo stanco e soddisfatto per superarmi, tutti eccetto un atleta, che stranamente con dedizione mi stava col fiato sul collo senza oltrepassarmi.
Incuriosendomi di questa situazione mi sono più volte voltato per comprendere cosa lo portasse a stare al mio passo, finché non ho scorto sulla pettorina la scritta staff.
A quel punto ho compreso che in realtà si trattava della scopa della gara, ossia colui che, in coda all’ultimo concorrente, si assicura che dopo di lui non ci sia più nessuno, garantendo così che nessuno possa essersi fatto male o possa avere bisogno di assistenza.
Grazie a questa scoperta ho ritrovato uno scampolo di energia mista ad un pizzico di orgoglio ed una volta arrivato in cima ho iniziato ad accelerare il passo come se la gara fosse iniziata in quel momento.
L’obiettivo a quel punto era cambiato da finire la gara a non arrivare ultimo, e mosso da questo nuovo stimolo ho iniziato a superare anche io una decina di atleti che stavano percorrendo quelle salite in Nordic Walking ed altrettanti corridori che appagati dalla cima raggiunta al contrario del sottoscritto iniziavano a rallentare il passo.
Il tracciato lievemente in discesa era costituito da sinuosi dedali, delimitati da antichi muretti a secco che attraversavano bellissime ville, giardini e orti terrazzati, probabilmente il tratto più bello di tutta la gara.
Ad un certo punto il percorso passava perfino all’interno delle torri di guardia, scendendo giù per quelle scale che per secoli hanno ascoltato il passo greve delle ronde a guardia della città.
Uscito da quei torrioni ho iniziato a correre a più non posso, cercando di recuperare il più possibile approfittando del dislivello a favore di gravità e sfruttando l’asfalto con più aderenza, tale da poter spingere di più.
Questi sono stati i chilometri più veloci di tutto la gara, finché ho dovuto ahimè rallentare una volta arrivato alla discesa del Roccolino.
Il tratto umido e scivoloso si è dimostrato il segmento più arduo. All’ingresso di quella discesa sdrucciolevole alcuni volontari dello staff ci avvisavano del pericolo sul percorso, parafrasando un’altra canzone memorabile di quell’album.
Forse avrei dovuto arrendermi, forse avrei dovuto rinunciare, ma la forza che avevo dentro mi ha detto di non fermarmi.
Ed ascoltando anche in questo caso i suggerimenti nelle lyrics di Joey Tempest, ho continuato a correre anche in quel pendio così scosceso, senza fermarmi, ma semplicemente puntando con più forza su quel terriccio fangoso le mie Mizuno Wave Mujin 4 da trail, contando e affidandomi alle suole super aderenti gommate da Michelin.
Da lì in poi il tracciato rientrava dentro la cittadella e correva lungo la cinta muraria da Porta San Lorenzo fino a Porta Sant’Agostino da dove si scendeva finalmente in direzione dell’arrivo al di fuori delle mura in Città Bassa.
L’ultimo sforzo prima di tagliare quel traguardo così atteso e così sospirato.
Dodici meravigliosi chilometri e mezzo con poco più di 400m di dislivello, corsi completamente in notturna in poco più di due ore, in uno dei borghi medievali più belli del Nord Italia.
I tempi ottenuti non sono stati eccezionali, ma sono stato comunque felice e fiero della mia prestazione e tenacia, anche perché non ho mai avuto intenzione di viverla come una gara, ma bensì come un bell’allenamento in vista della maratona nel Chianti, ignaro che, per le vicissitudini che stiamo vivendo in questi giorni, questo esercizio purtroppo sarebbe stato vano, vista la cancellazione di ogni gara prevista tra Marzo e Aprile.
Sono sicuro che presto tutto si risolverà e ci sarà modo di correre nel Chianti e in chissà quanti altri meravigliosi posti.
Nel frattempo, in questi giorni i media ci invitano ad avere pazienza, a sapere attendere la fine di questa notte intesa come momento di buio e di sconforto.
Sinceramente penso che non basti solo la pazienza, ma ci voglia una scintilla di resilienza su cui costruire la nostra rinascita al sorgere delle prime luci dell’alba.
Ed è quello che spero presto il popolo bergamasco potrà mostrarci ed insegnarci nuovamente, una volta superato questo triste momento, loro che sono abituati a risolvere le cose con caparbietà, semplicità e a testa bassa.
Proprio l’altro ieri leggevo un post della Vero, una mia carissima amica originaria di quelle parti, che riportava una bellissima seppur malinconica lettera che circola in questi giorni sui social e che cerca di consolare un popolo tremendamente ferito, ma sempre pronto a rialzarsi e non mollare mai.
Oggi Bergamo piange, “senza far rumore, per non disturbare. Giace a terra, fatta a pezzi da un nemico vigliacco e subdolo, che non si fa vedere. Gli occhi sono bassi, tristi e pieni di paura. Ci sono solo ambulanze e silenzio.”
Oggi tutto questo fa paura ed orrore, ma presto quelle sirene smetteranno di spaventarci e quel silenzio lascerà il posto al frastuono della festa e della gioia di un popolo che potrà tornare a vivere senza paura, potrà tornare a sorridere, a lavorare, a uscire o anche semplicemente a riprendere quel sogno europeo interrotto bruscamente che l’Atalanta, ha dovuto procrastinare in attesa che tutto si risolva.
So bene che il mio è un semplice post pubblicato su un blog ancora più futile rispetto a questo tema e alle tante vite in gioco in questo momento, ma è ciò che posso donare a quella città e ai tanti amici bergamaschi che oggi vivono più di tanti altri questo orrore.
“Bergamo non ti posso abbracciare, ma tu non mollare proprio adesso.”
Il mio pensiero è anche rivolto a tutti coloro che oggi come me sono chiusi in casa per difendersi e difendere i propri cari da un eventuale contagio.
Trovate la forza di reagire e di sconfiggere fin da subito qualsiasi demone vi stia tenendo sotto scacco, che sia la paura, la solitudine, la psicosi o l’apatia, restate a casa, ma tenetevi pronti a rialzarvi, uscire a riveder le stelle e scuotere le tenebre.
Europe – Rock the night – The final countdown (1986)
Speriamo di far partire presto quel conto alla rovescia che ci darà una data, un’ora, un momento per dire eccomi qui sono pronto, non me ne sono mai andato, avanzando un passo alla volta. 💪🏼🙏🏼
Gran bel post Fra…E’ un periodo difficile per tutti noi…ma ce la faremo, e ripartiremo più forti che mai. Un abbraccio virtuale
♥️
Un bellissimo pezzo, un abbraccio struggente alla bellissima e provata città di Bergamo sull’onda dei recenti ricordi di una nuova, interessante avventura che ti ha visto percorrere le sue vie e respirare la sua aria poco prima della tragedia che si sarebbe abbattuta. Un invito a riprendere le forze e a correre verso un nuovo, luminoso giorno❤️