Latency

Tomorrow lurks in us,

the latency to be all

that was not achieved before.

(Loren Eiseley)

Domani è il grande giorno.

Domani dopo tanti mesi di inattività e di pigrizia tornerò a calzare le mie impolverate Mizuno, pronto per rivivere quella sensazione unica che solo una sana corsetta può trasmettermi.

Per infondere un pizzico di grinta e coraggio, alla mia anima intorpidita e avvilita, metterò le stesse scarpe che hanno corso da Maratona ad Atene, conscio che paradossalmente sarà più dura riprendere e mantenere un ritmo decente domani, di quanto sia stato arduo a Novembre correre quegli epici 42km in Grecia.

Ma dopo così tanti giorni di lockdown e di restrizioni, ora che c’è un pallido via libera ufficiale, non posso più rimandare il mio ritorno in pista.

L’intera comunità sportiva italiana, di cui stranamente penso di far parte o almeno aspiro ottenendo ancora scarsi risultati, ha da tempo atteso un segno nei vari decreti emanati, un piccolo comma nascosto che regolarizzasse le attività motorie all’aria aperta e che potesse garantire una continuità degli allenamenti in assoluta sicurezza, non solo per il rischio di contagio, ma soprattutto per il rischio di linciaggio e vilipendio da parte di coloro che dai balconi ogni giorno prendono di mira ogni atleta di passaggio, come degli instancabili cecchini, trasformando le strade in pubbliche gogne.

Eh si, perché se da un lato ci sono quelli che se non vanno a correre rischiano di entrare in depressione, dall’altra ci sono quelli che, non considerando la corsa una comprovata necessità, non ritengono corretto nei confronti di chi resta a casa, uscire a correre anche nel raggio di 200m dall’uscio di casa.

Non è la sede per prendere le parti di una o dell’altra fazione, ma ci tengo a riportare che questa lunga assenza dalle piste da running ha seriamente compromesso e deteriorato anche il mio umore prima ancora che il mio fisico, rendendomi stranamente irrequieto e abulico.

Come un tossico in piena crisi di astinenza, o un fumatore cronico a bordo di un volo intercontinentale fermo sulla pista per un guasto alla scala d’imbarco, ho vissuto questi ultimi giorni di clausura con emozioni davvero forti.

Ogni tanto affacciandomi dal balcone scorgevo impavidi runners dileguarsi furtivamente verso la Martesana, cercando di sfuggire ai controlli dei vigili e a quello dei vigilantes affacciati alle finestre. Assalito e scosso dall’impulso e dal desiderio incontenibile di seguirli, neanche fossero il pifferaio magico di Hamelin, ho spesso pensato che sarebbero bastati soltanto 350m per poter superare via Padova ed accedere al naviglio, dove avrei potuto sfogare anche solo per qualche chilometro in completa sicurezza questa mia brama incontrollabile.

Ma il recondito senso del dovere, misto al pensiero di essere scoperto e alla apatia che ormai ha preso il controllo del mio corpo e della mia mente, mi hanno ogni volta convinto a desistere e a rimanere a casa.

A questo punto, non potendo compiere i miei consueti workut en plan air, ho pianificato alcune attività alternative alla corsa, che potessero tenermi attivo.

Ho provato più volte a ricominciare ad allenarmi a casa, rispolverando il mio adorato workout sulle scale o semplicemente saltando la corda in salotto, ma sono rimaste attività isolate, che non hanno riattivato le mie buone abitudini.

Di conseguenza da quasi due mesi, ho concluso ogni giornata dicendomi allo specchio: “basta, domani faccio sul serio”, illudendomi che al sorgere di un nuovo sole avrei trovato il quid per ripartire o un segno dall’esterno per non procrastinare ancora il mio rientro.

Purtroppo nel tempo le buone intenzioni sono rimaste tali perché, come spesso accade, nella semplice parola domani si nasconde una trappola letale per gli accumulatori seriali di scuse e rinvii.

Tre semplici sillabe che accolgono o meglio recludono nel loro vile e comodo nascondiglio, ogni forma di proattività, imprigionano in un oscuro antro composto da sei lettere e poco meno di ventiquattro ore, ogni buon intento che non abbia quella determinazione sufficiente a scardinare le leggerezza e l’inefficacia dei buoni propositi a lunga scadenza.

Sarebbe bastato avviare una sequenza di almeno due o tre workout per alleggerire la fatica mentale, e non accumulare talmente tanto delay da dimenticarsi della motivazione avuta prima dell’avvento di questo funesto 2020.

Ancora qualche giorno chiuso e fermo a casa e ci sarebbe potuto essere il rischio di ricevere quella che in gergo informatico si chiama request time out ossia quando inviata una ECHO_REQUEST attraverso Ping non si riceve in tempo una ECHO_REPLY, generando così una latenza talmente alta, da perdere definitivamente la connessione con uno specifico host, che nel mio caso consiste in tutto quello che ho costruito in questi mesi.

Domani invece potrò finalmente resettare tutto questo ritardo accumulato e eliminare ogni lag ripartendo da zero.

Solo il pensiero di ritrovarmi a distanza di mesi sulla Martesana mi mette tanta gioia e adrenalina.

Al tempo stesso so che domani sarà difficilissimo muovere quel primo passo in direzione del Naviglio, ma sono sicuro che vincerà ancora una volta la disciplina e la grinta dimostrata fino ad Atene per riprendere il controllo sul mio percorso personale e per conseguire tutto ciò che non ho raggiunto prima.

Domani ho voglia di andare a correre senza musica e senza alcuno strumento che conti i miei passi o che scandisca il ritmo del mio allenamento. Voglio riprendere contatto con la corsa in modo assolutamente graduale, ammirando la natura che in questi mesi avrà riconquistato i suoi spazi ed ascoltando solo il rumore dei miei passi, del mio fiato e del mio cuore che riprenderà pian piano a battere veloce, scandendo in modo differente rispetto a questi giorni di quarantena, così lenti e così uguali, lo scorrere del tempo.

È proprio lo scorrere del tempo stavolta è portatore di buone notizie: sono passate infatti m da poco le due del 4 Maggio e proprio mentre scrivo questo post, domani è diventato oggi, per cui non ci sono più scuse o motivi per rimandare.

È arrivato in diretta il momento per smettere finalmente di rinviare ad un altro giorno e prepararsi a reagire oggi stesso, giusto il tempo di dormire qualche ora, svegliarmi all’alba e tornare a correre felice ancora una volta, azzerando così ogni possibile latenza.

Martin Garrix – Latency – Bylaw (2018)

2 pensieri su “Latency

  1. Non potevi descrivere meglio le emozioni dei pochi giorni prima del fatidico 4 maggio. Ieri avevo quasi il timore di uscire e raggiungere il Villoresi per sgranchirmi le gambe. È stata un’emozione bellissima, sorridevo fuori e dentro. Ora ho le gambe indolenzite, ma l’umore alle stelle. E ora mi preparo per andare a fare una semplice passeggiata nel verde del mio adorato Villoresi.

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